Le sostanze tossiche sprigionate da una centralina telefonica avrebbero provocato la morte per tumore di sei componenti di una famiglia di Paola, una località sul tirreno cosentino. Tutti vivevano nelle adiacenze della struttura. L’unica superstite della famiglia ora chiede giustizia ed il riconoscimento dei danni subiti dall’ente telefonico ora di proprietà delle Poste italiane. La vicenda è al centro di un’interpellanza che sarà presentata in Parlamento da Franco Laratta e in Consiglio Regionale della Calabria da Carlo Guccione, entrambi del Pd.
Vincenzo Politano lavorava come custode nella vicina Azienda di Stato per i Servizi Telefonici poi diventata Iritel e poi ancora Telecom, la stessa che aveva loro dato una casa posta all’interno di un enorme caseggiato dove abitavano anche altri dipendenti. L’aria attorno alla casa era sempre pesante, ma tutto sembrava normale. Vincenzo Politano e la moglie pensavano che i cattivi odori fossero prodotti dal lavoro delle turbine.
Nel 1984, però, muore la moglie di Vincenzo Politano, Natalina. Il 6 agosto del 1988, a soli 39 anni, muore per carcinoma alle ovaie anche la figlia più grande, Gabriella. L’8 dicembre dello stesso anno tocca alla seconda sorella, Annamaria. Nel 2000 se ne va anche Patrizia. Negli anni a seguire morì Vincenzo Politano e la zia Bernardina. L’unica figlia superstite della famiglia, Antonella, decise di avviare una lunga battaglia giudiziaria con l’aiuto dell’avvocato Sabrina Mannarino del foro di Paola.
Nel 1992 quella centralina fu smantellata e la Procura di Paola aprì una inchiesta da cui emerse che all’interno esistevano ben 226 accumulatori di piombo sottoposti giornalmente a manutenzione ordinaria. Da questi accumulatori si sprigionavano sostanze tossico nocive quali il solfato di piombo che diventavano ancora più nocive sotto l’azione dell’acido solforico-sostanze classificate dallo Iarc- cancerogeno umano, gruppo 1, nonchè vapori tossici provenienti dai raddrizzatori al selenio.
Dall’inchiesta vennero fuori anche altre gravissime inadempienze. Il 30 novembre del 2007 arrivò il rinvio a giudizio per due dirigenti della centralina che nel processo vennero dichiarati non colpevoli con non luogo a procedere nei loro confronti, ma il danno ambientale prodotto fu riconosciuto e questo ha premesso alla famiglia Politano e a quanti sono rimasti vittima di quelle esalazioni di intentare una causa civile contro l’ente telefonico ora di proprietà delle Poste italiane.