Credito al consumo, incognita Iva. E i big puntano sull’e-commerce
Dice Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo di Assofin (l’associazione italiana del credito al consumo) che certo non sarebbe un bel segnale. L’ipotesi di un ulteriore aumento di aliquota dell’Iva (dal 21 al 23%) – rilanciata dai media come una delle prime misure del governo Monti per dare fiato alle finanze pubbliche – fa il paio con un calo generalizzato della fiducia: «In periodi di turbolenza come questi – spiega – le famiglie tendono a rimandare l’acquisto di beni durevoli come frigoriferi o automobili e il segmento del credito al consumo ne risente».
I DATI – I numeri indicano chiara una tendenza: dal 2009 (primo anno post-crisi finanziaria) questo comparto sconta un deficit di appeal, nonostante più di qualche osservatore ritenga che invece sia un segmento anti-ciclico. D’altronde la formula del finanziamento (attraverso società dedicate come Findomestic, Agos Ducato, Compass) per l’acquisto di beni e servizi dovrebbe aiutare il consumatore che non intende pagare immediatamente il prodotto comprato. Eppure anche i primi nove mesi del 2011 – testimoniano i dati Assofin – fanno registrare una contrazione media dell’erogato pari all’1,4% su un montante complessivo che sfiora i 40 miliardi di euro. Niente a che vedere rispetto alla flessione del 2010 su 2009 (-5,3%) e soprattutto del 2009 su 2008 (-11,3%), ma ormai la crisi del settore da congiunturale assume connotati strutturali.
LA NORMATIVA – Ad influire sul dato del 2011 è però anche la nuova normativa – in vigore dal 1° giugno di quest’anno – che introduce meccanismi di maggiore tutela per il consumatore. È stata infatti riconosciuta la responsabilità da parte del finanziatore nei confronti delle eventuali inadempienze del fornitore. Ora il cliente finale – dopo aver accettato un piano di finanziamento da una delle società di credito al consumo (Agos Ducato del gruppo Credit Agricole è ora il principale player per quota di mercato) – può rivalersi sul finanziatore in caso di guasti o malfunzionamenti del prodotto venduto, sospendendo così il pagamento delle rate. «È logico che anche le banche selezionino con maggiore cura eventuali accordi di partnership con produttori e brand della grande distribuzione per evitare di incorrere in piani di finanziamento non redditizi», dice Piano Mortari. Ed è evidente come sia diventato ormai un settore a elevata concorrenza, perché il credito al consumo fa gola a molti dato il declino del potere d’acquisto delle famiglie che spinge inevitabilmente alla rateizzazione.
LE STRATEGIE – Ecco perché i principali attori di questo mercato tendono ad attuare strategie di posizionamento ben precise per intercettare una domanda sempre più segmentata. Compass (del gruppo Mediobanca) sta scommettendo sulla Carta Viva Web, la prima ad essere introdotta in Italia con tecnologia Visa Code sure. È una speciale carta di credito con display a cristalli liquidi e tastiera integrata caratterizzata dalla capacità di generare automaticamente una «one time password» (come le odierne chiavette per l’home-banking) per una durata di 30 secondi. Protegge dalle frodi informatiche – assicura Compass – e permette l’acquisto di un prodotto attraverso il web con annesso piano di finanziamento.