Crisi, Compro Oro avamposto criminalità: giro d’affari da 14 miliardi
(LaPresse) – Come Giano bifronte: da un lato si nutrono e crescono con la crisi economica e alle spalle di chi “ha bisogno di liquidità”, dall’altra sono terreno fertile per le attività illecite della malavita: avamposti della criminalità organizzata e a servizio della criminalità comune. Sono i Compro Oro: buro nero della legalità. Stando all’ultimo censimento realizzato dall’Aira (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio) in Italia ce ne sono più di 300mila, ma si tratta di cifre arrotondate per difetto visto che questi tipi di negozi nascono e chiudono mancando di fatto una regolamentazione. Perché come chiarito dalla stessa Banca d’Italia, con una nota diramata nel maggio 2010, “non occorre la comunicazione di avvio dell’attività – e quindi il possesso dei requisiti di forma societaria, oggetto sociale e onorabilità degli esponenti – per quei soggetti che limitino la propria attività al commercio di oro da gioielleria”.
I NUMERI. Il loro giro di affari si aggira sui 14 miliardi l’anno ma è inversamente proporzionale a quello degli orafi. Il dato è fermo a un anno e mezzo fa e non si escluiso che il volume di affari sia cresciuto. Il 50 per cento dei gioielleri intervistati dall’Aira hanno denunciato un calo di pezzi venduti tra l11 e il 30 per cento mentre i Compro Oro, nell’ultimo anno sono aumentai del 22,5 a livello nazionale. Si sta quindi assistendo ad un incremento esponenziale e galoppante del fenomeno, mentre gli operatori professionali in oro regolarmente iscritti alla Banca d’Italia sono attualmente pari a 380 contro i 291 di un anno fa. Indagini di polizia e finanza hanno portato alla luce come il 60% di questi negozi sia soggetto ad attività deliquenziali con riciclaggio ed evasione e di questi un buon 20% sia coinvolto nella criminalità organizzata. Cifre che fotografano un business di successo, redditizio, fin troppo facile. Alimentato dalla crisi, certo. Ingrassato dalla corsa al rialzo dell’oro, passato dai 9 euro al grammo del 2001 ai 28 euro del 2010 (grazie al boom dei mercati indiano e cinese) per arrivare alla quotazione attuale di 42 euro al grammo. Sicuramente vendere oro oggi conviene, comprarlo no.
MAFIA E RICICLAGGIO. È l’Associazione ‘Libera’, di don Luigi Ciotti, a sottolineare che “nel settore del ‘compro oro’, fra i circa 28mila operatori ci sono quelli che ne fanno uno strumento di riciclaggio. E c’è anche un aspetto sociale: le code davanti a questi negozi e ai monti di pegno mostrano un diffuso impoverimento delle famiglie”. Anche Zironi parla di “enorme, ben pianificato processo di investimento e riciclaggio di capitali illeciti”.
IL PROFILO DEL CLIENTE. Pensionato e dipendente, ma anche padre di famiglia e studente. L’Adoc disegna il profilo del consumatore tipo dei Compro Oro, negozi che profilicano soprattutto in questo momento di crisi economica. Capita però, non di rado, di incappare in vere e proprie truffe, poiché l’oro viene valutato troppo poco rispetto al reale valore di mercato. Colpa di una pubblicità poco trasparente, che non fa distinzione tra oro a 18K e oro puro, bilance truffaldine e scarsa attenzione alle quotazione giornaliere del bene.
LE REGOLE CONTRO LE TRUFFE. Poche e semplici le regole base: aggiornarsi costantemente sulle quotazioni dell’oro, fare attenzione se l’oro è puro o impuro, avere a disposizione una bilancia digitale, accertarsi che il pagamento sia effettivo e che non sia proposto, al contrario, un semplice scambio di preziosi; infine diffidare di chi non chiede alcun documento per la compravendita: tutte le transazioni devono essere registrate. L’Associazione italiana responsabili antiriciclaggio inoltre ha tracciato una vademecum. Tra le regole da sequire c’è quella di confrontare le offerte e il pagamento in contanti. Dal dicembre 2011 è in vigore il limite all’uso del contante di mille euro. Alcuni esercenti che acquistano oro continuano a pagare importi oltre la soglia imposta dalla legge. Questo, oltre a violare la legge, comporta una sanzione amministrativa il cui valore può ammontare fino al 40 per cento dell’operazione. Per cui, quando il valore del monile venduto è superiore a mille euro, l’esercente dovrà obbligatoriamente pagare con un mezzo tracciato: assegno o bonifico.