Crisi: cresce il numero degli italiani che non si curano più per le lunghe liste d’attesa
Le lunghe liste d’attesa nella sanità pubblica: questo il principale motivo dell’abbandono di assistenza sanitaria pubblica da parte dei cittadini. «Pur pagando le tasse più alte d’Europa – alza la voce il presidente di Noiconsumatori.it, avvocato Angelo Pisani – gli italiani sono costretti a ricorrere alla sanità privata se vogliono salvarsi la vita. Ma non tutti hanno i mezzi per farlo. E’ una vergogna!». La protesta del presidente arriva dopo la diffusione dei dati contenuti nel Rapporto Censis, avvenuta poche ore fa.
L’allarmante quadro emerge infatti dal Bilancio di sostenibilità del Welfare italiano del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il forum Ania-consumatori. Stando alle rilevazioni dell’Istituto, le lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e i costi
proibitivi in quella privata hanno costretto quasi una famiglia su due a rinunciare alle cure. Nel 41,7% dei nuclei familiari, almeno una persona in un
anno ha dovuto fare a meno di una prestazione sanitaria. I
cittadini inoltre pagano di tasca propria ‘il 18% della spesa sanitaria totale:
oltre 500 euro procapite all’anno, mentre nell’ultimo anno, al 32,6%
degli italiani è capitato di pagare prestazioni sanitarie o di Welfare ‘in
nero’.
senza fattura o ricevuta visite medico specialistiche, il 14,4% visite
odontoiatriche e l’1,9% prestazioni infermieristiche. Nel Meridione il
41% degli intervistati ha pagato prestazioni in nero.
A questo si aggiungono le notizie, rese note oggi da alcuni quotidiani, secondo cui a Napoli e nel Sud sono sempre più numerose le sale operatorie degli ospedali che restano chiuse. Un fenomeno dovuto – spiega l’indagine – non soltanto ai tagli della sanità pubblica, ma anche alla fuga dei pazienti meridionali che, se devono ricorrere ad un intervento chirurgico, preferiscono il Nord, soprattutto per le insostenibili liste d’attesa.
«Non è tollerabile che questo andazzo continui», tuona Pisani, che annuncia la richiesta di un’ispezione per verificare se effettivamente vengano messi in atto metodi di sbarramento della sanità pubblica per favorire quella privata. Un fenomeno peraltro già accertato in passato ma relativo ad alcuni, limitati casi, «anche perché – conclude Pisani – simili situazioni non inficiano il quadro di una sanità meridionale fatta anche di medici che si spingono fino all’eroismo, pur in contesti funzionali di questo tipo».
Pazienti non autosuffuficienti. In questo contesto, con una
popolazione che invecchia sempre di più, 3 milioni di italiani non sono
autosufficienti, con una spesa annua per le famiglie di circa 10 miliardi. Il
78% dei cittadini è favorevole a un’assicurazione per affrontare questo
problema. Mentre il 53,6% dichiara che la copertura dello stato sociale si è
ridotta.
“Così si smantella il
Ssn”. Il quadro che
emerge è quello di una sanità sempre più distante dalle esigenze dei pazienti.
“Questo è il risultato di anni di definanziamento del Sistema sanitario
nazionale. Si assite a uno smantellamento della Sanità pubblica – spiega Pina Onotri, segretario generale
Smi-Sindacato medici italiani – .Il sistema non ha più finanziamenti pubblici,
ma non è neanche capace di autofinanziarsi. Anche chi è disposto a pagare per
una visita, viste le liste di attesa, alla fine si rivolge alle strutture
private. Nel 2015 c’è stato un taglio di ulteriori duemiliardi e 350 milioni di
euro rispetto all’anno precedente. I cittadini hanno pagato 33 miliardi di euro
di tasca propria, con un incremento di 1 miliardo rispetto al 2014″. Fra i
problemi sul tavolo c’è anche quello del blocco del turn over. “I medici
che vanno in pensione non vengono sostituti e il lavoro è sempre più precario.
Tutto questo porta a una discontinuità nelle cure”, conclude Onotri.