Crisi dovuta ai mutui: si impicca il manager della Freddie Mac
Impiccato, suicida. La crisi
dell’economia continua a mietere vittime. Ieri, nella sua casa nei
sobborghi di Washington, è stato ritrovato senza vita David Kellermann,
direttore finanziario della Freddie Mac, uno dei colossi del mutuo
finiti nell’occhio del ciclone per lo scandalo dei prestiti facili.
Shelley Broderick, responsabile della polizia della contea di Fairfax,
a pochi chilometri dalla capitale Usa, non si sbottona: «Stiamo
indagando», si limita a dire. L’allarme, dato dalla moglie, è arrivato
agli agenti alle 5 di mattina di ieri. All’alba le casette del paesino
di Vienna, nei sobborghi di Washington, erano circondate dalle macchine
della tv. Una vicina di casa ha chiesto che era successo. I cronisti
glielo hanno spiegato. Lei ha urlato ed è andata via. Perché Kellermann
si è impiccato? «Non si può immaginare a quali pressioni è stato
sottoposto», ha detto alla stampa Paul Unger, un altro vicino di casa
che vive di fronte alla famiglia sconvolta dal dramma, che viene
definita «solida, vivace». In marzo si era saputo che Freddie era sotto
la lente degli investigatori della Securities and exchange commission
(la Sec, la Consob americana). Pure il dipartimento di giustizia aveva
chiesto all’azienda numeri e chiarificazioni. Forse c’era una condanna
dietro l’angolo. Il ministro della giustizia, Eic Holder, ha detto di
«non avere idea» se il suicidio sia da collegare alle indagini del
dipartimento su Freddie. Kellermann, che aveva iniziato a lavorare per
Freddie Mac nel 1992, era diventato a direttore finanziario lo scorso
settembre. Prima della promozione, era «corporate controller»: aveva
cioè responsabilità sui conti dell’azienda, sul bilancio annuale e
sulla programmazione finanziaria, tutti documenti al setaccio della
Sec. Per di più, a quanto dicono vicini di casa e colleghi in azienda,
Kellerman aveva riceuto un bonus di 800 mila dollari. Quelli che una
volta erano considerati stipendi dorati, oggi sono un’onta per i
dirigenti accusati di essere non solo responsabili della crisi, ma
anche ladri. Freddie e Fannie avrebbero liquidato bonus per un totale
di 210 milioni. Dopo che i primi cronisti avevano fatto capolino con
domande sui bonus, Kellerman aveva chiesto a un’agenzia di sicurezza di
garantirgli protezione personale. Secondo il New York Times, inoltre,
Kellermann aveva avuto «aspre conversazioni con i responsabili del
governo» sui quali numeri dell’azienda nazionalizzata dovevano essere
resi pubblici. Le ricostruzioni dicono che i vertici di Freddie Mac
volevano sottolineare di essere «al lavoro per il beneficio del governo
piuttosto che per gli azionisti». Ma l’amministrazione – in particolare
la Federal housing finance authority – voleva evitare dichiarazioni
simili. Gli scontri con il governo avevano spinto il capo di Freddie,
David Moffett, a dimettersi il mese scorso proprio perché non
soddisfatto sul capitolo stipendi e sull’indipendenza da Washington. Ma
gli scontri con la Casa Bianca non spiegano da soli il cappio al collo
di Kellermann. Forse stava per emergere uno scandalo che lo avrebbe
reso il nuovo capro espitorio della crisi dovuta ai mutui. E per
evitare il linciaggio pubblico, il manager avrebbe preferito togliersi
la vita. Dopo i primi anni di studio nel Michigan, Kellermann si era
trasferito nella capitale degli Stati Uniti, alla George Washington
University, dove si era laureato con un master in finanza. Era uno dei
responsabili per la coalizione per i senzatetto della capitale
statunitense. Aveva 41 anni.