Crisi e disoccupazione. E l’Italia torna a fumare
Stress, ansia, perfino disoccupazione e lavoro precario. Mettendo
insieme le cause dell’aumento vertiginoso del numero dei fumatori in
Italia, viene fuori il quadro della crisi. Si fuma di più perché le
cose non vanno bene. Innanzi tutto il dato, emerso da un’indagine
Ossfad Doxa: due milioni di fumatori in più, nel 2009 in Italia,
rispetto al 2008. Un dato che è ancor più clamoroso perché è la prima
volta dopo l’approvazione della legge Sirchia sul divieto di fumare nei
luoghi pubblici (2005) che il numero dei fumatori aumenta. Dai dati
Doxa – secondo l’oncologo Armando Santoro, responsabile del
Dipartimento di Oncologia dell’Istituto Clinico Humanitas – emerge che
la ripresa del trend del tabagismo, dopo lo stop impresso dalla legge
Sirchia, è continuato per tutto l’anno scorso. «Alla fine del 2009 i
fumatori – dice Santoro – sono ancora 13 milioni, il 25,4% della
popolazione, di cui 7,1 milioni sono uomini e 5,9 donne». Ma uno degli
aspetti reputati più preoccupanti è quello che indica come il 4% di
coloro che avevano smesso negli anni scorsi abbia ripreso a fumare.
«L’aumento degli ex fumatori – secondo Pier Giorgio Zuccaro, direttore
dell’Osservatorio alcol, droga e fumo dell’Istituto superiore di sanità
– è legato anche agli effetti della crisi». Dunque stress, ansia,
l’aumento dell’inattività per l’impiego perduto, sono circostanze
spesso fatali per chi aveva smesso di fumare. A questi fattori negativi
si aggiunge un’altra circostanza che segna un passo indietro: il
ritorno del contrabbando, dato segnalato dai produttori di sigarette e
dalla Guarda di finanza. A Napoli la Finanza segnala il ritorno dei
«tavolini volanti» dove si vendono sigarette a basso prezzo, spesso
provenienti dall’Est Europa. Di fronte a questi dati, torna d’attualità
la necessità di campagne anti-fumo. A febbraio, promossa dall’Istituto
Humanitas, verrà avviata una campagna anti-fumo diretta soprattutto ai
giovani.