Crisi economica: negozi chiusi, record in Campania
I dati sono impressionanti. La crisi economica e, soprattutto, il calo
dei consumi, sta mettendo letteralmente in ginocchio il commercio. E,
la recessione, colpisce duro soprattutto in Campania, che detiene il
ben poco invidiato record di negozi che hanno chiuso i battenti.
Secondo i dati diffusi ieri da Movimpresa, nella regione le
saracinesche che nei primi sei mesi dell’anno non si sono più alzate
sono 4.598. Al secondo posto troviamo la Lombardia, con 4.056 chiusure.
In entrambe le regioni, anche considerando le nuove aperture, il saldo
finale degli esercizi resta negativo. In questo caso, però, l’ordine si
inverte, con la Lombardia che registra un calo netto di 1.114 esercizi
commerciali e la Campania che si ferma a quota 760. Complessivamente, a
livello nazionale, i negozi chiusi per crisi sono stati, nel primo
semestre, 36 mila. E non si intravede ancora nessuna luce in fondo al
tunnel. A luglio, infatti, le vendite al dettaglio sono calate dello
0,4% rispetto al mese precedente e del 2,6% su base annua. A soffrire
di più sono i piccoli esercizi, i più esposti al rischio di chiusura.
Le microimprese, infatti, hanno perso il 4,3% del giro di affari.
Quello registrato ieri dall’ufficio di statistica è il sesto calo
consecutivo delle vendite, il più pesante da marzo. Una flessione che,
sottolinea l’Istat, ha riguardato sia i beni alimentari (-2,1%) sia
quelli non alimentari (-2,8%). Per quanto riguarda gli esercizi
commerciali, le previsioni sono ancora più nere. Tanto che, secondo la
Confesercenti, a fine anno, il numero degli esercizi commerciali che
chiuderanno i battenti sarà in pratica doppio rispetto ai primi sei
mesi. E una fetta enorme di questi esercizi a rischio, stima il centro
studi del Cidec, è costituita dai piccoli negozi di quartiere, quelli
sotto casa: sempre a livello nazionale ne potrebbero sparire più di
30mila. Per questo l’associazione di categoria continua a chiedere
«interventi concreti e tempestivi sul fisco, sulla detassazione delle
tredicesime e sull’estensione a 24 mesi della moratoria sui debiti
bancari». Più ottimista, invece, la Confcommercio: «La domanda resta
debole – sottolinea il centro studi dell’associazione guidata da Carlo
Sangalli – ma i dati sui consumi sono meno negativi rispetto ai primi
mesi dell’anno e in via di stabilizzazione. Si dovrebbe confermare una
congiuntura in moderata ripresa». Preoccupate anche le associazioni dei
consumatori: «Senza interventi di sostegno ai redditi i carrelli della
spesa resteranno vuoti». Il Codacons punta il dito direttamente sui
piccoli commercianti invitandoli a ridurre i prezzi del 20% se non
vogliono essere sconfitti dalla concorrenza della grande distribuzione.