Da Napoli alla Cina e ritorno: con i rifiuti si fabbricano giocattoli tossici
Trasformare i rifiuti in giocattoli pieni di sostanze cancerogene: è un
gioco di prestigio nel quale si stanno specializzando i clan campani.
Il trucco è tutto nei container che attraversano l’oceano e sbarcano in
Cina, in Corea, a Hong Kong, in Malesia, in Camerun. Solo nel 2010 il
secondo gruppo della Guarda di Finanza che opera nel porto ha
sequestrato 1.324.380 chilogrammi di rifiuti speciali, 4.428.561 dal
2008.
cascami di gomma e pneumatici spediti da aziende italiane al di là del
mare. Su alcune di queste spedizioni partite dal casertano indagano
anche la procura di Santa Maria Capua Vetere e la direzione distrettuale
antimafia. «Per noi la monnezza è oro»: spiegò nel 1992 il camorrista
Nunzio Perrella allo stupefatto procuratore Franco Roberti. E quasi
venti anni dopo i boss hanno allargato gli orizzonti e sono riusciti a
mettere in piedi un nuovo e lucroso traffico.
volta i rifiuti non arrivano, però, in Campania, ma dai nostri porti
navigano fino alle coste africane o si spingono fino al lontano
oriente. Per sportarli li accumulano nei continer e li spediscono come
materie prime. Ma per le leggi europee si tratta solo di monnezza. Sono
parti dismesse di beni di consumo: televisori, computer, lavatrici,
frigoriferi e soprattutto pneumatici ridotti a brandelli e cascami di
gomma. Materiali che da noi vanno smaltiti con procedure costosissime ma
che nei Paesi in via di sviluppo e affamati di materie prime vengono
riciclati e vanno ad alimentare interi settori industriali. Vengono
utilizzati come carburante, innanzitutto. Bruciando nei camini delle
fonderie, ad esempio, producono l’energia necessaria a far lavorare le
macchine.
Ma non solo. La gomma, una volta lavorata, può essere trasformata in un
materiale utile per produrre le scarpe, ma anche i giocattoli.
Giocattoli avvelenati che vengono prontamente rimpatriati e diffusi in
tutt’Europa realizzando guadagni da capogiro. In questi casi la malavita
guadagna sulla contraffazione. Infatti sono spesso gli imprenditori
criminali che acquistano merce made in Cina a prezzi stracciati e la
vendono nel resto del mondo. Se bambole, bambolotti e pupazzi di ogni
genere sono sufficientemente simili a quelli prodotti da marchi famosi è
possibile riportarli in Europa e rivenderla moltiplicando i guadagni.
La camorra incassa, i nostri bambini si avvelenano. «Secondo gli esperti
– ha spiegato il generale delle Fiamme Gialle, Giuseppe Grassi –
alcuni di questi prodotti arrivati dall’oriente contengono materiale
dannoso che a volte produce allergie, ma che in alcuni casi può essere
addirittura cancerogeno». Una magia nera resa possibile dai costi,
bassissimi, della manodopera. Se da noi si rompe un frigorifero, ad
esempio, può risultare conveniente buttarlo. Se lo si fa seguendo le
procedure previste per legge, bisogna affidarlo all’azienda che cura la
raccolta dei rifiuti urbani.
Gli incivili preferiscono seguire una procedura più sbrigativa e lo
abbandonano agli angoli delle strade anche a costo di rischiare
l’arresto. Le imprese malavitose, invece, seguono circuiti diversi
riuscendo a guadagnare invece di spendere: la spedizione di un container
costa poche migliaia di euro e la merce può essere rivenduta oltremare
dove qualsiasi oggetto viene smontato. I singoli componenti possono
così essere riutilizzati.
Una sorta di riciclo che alimenta il lavoro nero e la mala-economia. Per
sgominare i traffici la Guardia di Finanza lavora all’individuazione
dei camion a rischio. Ma nonostante l’impegno il commercio è troppo
fiorente per essere fermato.