Dall’America arriva il salmone ogm
Salmone ogm presto in tavola dal prossimo autunno. Dopo uno studio lungo almeno dieci anni la decisione sta per essere presa dalla Food and Drug Administration. E così il soprannominato ‘FrankFish’, geneticamente modificato, potrà finire nel nostro piatto.
Che caratteristiche ha?
Il mega-salmone cresce tre volte più velocemente di quello naturale: invece di tre anni ci mette 16 mesi per arrivare al peso forma. La compagnia che vuole brevettarlo – l’AquaBounty Technologies di Waltham del Massachusettes – assicura che la crescita si ferma lì e non arriva a proporzioni spaventose e che il sapore, il colore e le vitamine sono gli stessi del salmone comune. Ciò che potrebbe costituire un vantaggio, a detta della compagnia, è la maggiore disponibilità del prodotto sui mercati internazionali. Per adesso la Fda avrebbe confermato già 5 dei 7 punti richiesti per la commercializzazione del superpesce.
Ma cosa accadrebbe se un pesce ogm si accoppia con uno normale?
Un lavoro della Purdue University, Indiana, studiò al computer la fuga di 60 pesci ogm in un ambiente naturale: a detta degli studiosi nel giro di 40 generazioni i pesci-Frankestein distruggerebbero i loro cugini naturali.
“Un fatto del genere è inammissibile – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori -. Ci auguriamo che queste mostruosità genetiche non vengano approvate per finire poi sulle nostre tavole. Un salmone modificato scientificamente non dà garanzie in merito alle conseguenze e agli effetti che possono verificarsi sulla salute e non certifica la qualità del prodotto. E’ pericoloso e insano. Una mera operazione di business economico senza scrupoli che attenta le tavole e i mercati di tutto il mondo. NoiConsumatori si dichiara contraria al salmone ogm che non potrà mai sostituire le caratteristiche dei salmoni che si trovano in natura. Inoltre esiste un pericolo concreto: quello di vedere un giorno i nostri habitat originari completamente distrutti da pesci di laboratorio che non hanno nulla di genuino e naturale. E poi – continua Pisani – un ulteriore problema nascerebbe con l’etichettatura. Se ci fosse o meno differenza con le qualità alimentari e i valori nutrizionali dei prodotti naturali bisognerebbe comunque indicare ai consumatori tutti quei beni che sono stati trattati in laboratorio perché i cittadini hanno diritto di scelta consapevole su quello che acquistano. Auspichiamo che il prodotto venga bocciato in quanto, a nostro parere, è dannoso e non fornisce nessuna certezza e garanzia per la salute e l’alimentazione degli acquirenti” – conclude Pisani.