Debito pubblico: è nuovo record
Il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo record sfondando
anche la soglia dei 1.800 miliardi di euro. E’ quanto emerge dagli
ultimi dati della Banca d’Italia. A ottobre, in particolare, è stata
toccata quota 1801,6 miliardi di euro, in crescita rispetto a 1786,8 di
settembre. Il che ‘tradotto’ su ogni singolo cittadino (più o meno 60
milioni di italiani, neonati inclusi) vuol dire un debito pro-capite di
poco più di 30.000 euro (30,01). Nello stesso periodo sono aumentate
anche le entrate tributarie, a 28,4 miliardi di euro, rispetto ai 20,1
di settembre.
Debito pubblico, nuovo record
La
crescita del debito tra settembre ed ottobre, in valore assoluto, è di
14,7 miliardi ed è imputabile per la quota più rilevante alle
amministrazioni centrali. Regioni, province e comuni (più gli ‘altri
enti’) insieme registrano tra i due mesi una crescita contenuta: si
passa dai 110,5 miliardi di settembre a 111 miliardi con una crescita
di 500 milioni.
Entrate tributarie in salita
In
crescita a ottobre le entrate tributarie che si attestano a 28,4
miliardi di euro rispetto ai 20,1 di settembre. Le entrate risultano
però in calo rispetto al risultato di un anno prima: ad ottobre 2008
erano state infatti pari a 29,3 miliardi cioè 0,9 miliardi in più
rispetto ad ottobre scorso, con un calo tra i due mesi considerato del
3%.
Entrate in calo anche nel dato cumulato dei primi 10 mesi: tra
gennaio e ottobre 2008 si sono infatti attestate a 308,8 miliardi
contro i 299,1 dei primi 10 mesi 2009 (-3,1%).
Crescono le sofferenze sui mutui
Le
difficoltà economiche si fanno sentire sempre di più sugli italiani.
Tanto che nel terzo trimestre sono salite ancora le famiglie in
sofferenza per il pagamento del mutuo per la casa. Secondo i dati della
Banca d’Italia contenuti nel rapporto dedicato al comparto immobiliare
il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto alla consistenza
dei prestiti (e al metto dei fattori stagionali) ha raggiunto quota
1,5% per le famiglie consumatrici, a fronte dello 0,9% dello stesso
periodo del 2008.
L’andamento, si legge nel rapporto curato da
Fabio Panetta, deriva dal generale peggioramento della qualità del
credito innescatosi a metà del 2008 con l’aggravarsi della crisi
economica. Per l’istituto centrale le recenti analisi sulla situazione
fra il 2004 e il 2007 mostrano come la “probabilità di ingresso in
sofferenza è più elevata per i contratti a tasso variabile” specie se
contratti nel 2005 quando i tassi erano bassi.
Le categorie più a rischio sono i giovani, i residenti al Sud e gli immigrati extracomunitari.
Ancora
più grave la situazione per le imprese di costruzioni dove il flusso di
nuove sofferenze è pari al 4,1% contro il 2,2 del 2008 toccando il
valore più alto dal 2000. Tale livello, nota comunque la Banca
d’Italia, “rimane ampiamente inferiore ai valori prossimi o superiori
al 10% della seconda metà degli anni novanta in corrispondenza con una
prolungata stagnazione dei prezzi reali degli immobili.