Decreto Banche – Le nuove forme di pegno e di prestito alle imprese
Non ci sono soltanto i contestati provvedimenti “salvabanche” nel decreto definitivamente approvato in questi ultimi giorni. La legge di conversione del decreto sistema bancario-risparmiatori, passata con voto di fiducia (287 sì, 173 no e 3 astenuti), oltre al rimborso parziale per gli obbligazionisti delle quattro banche salvate, prevede infatti anche nuove misure per le imprese, quali il pegno mobiliare non possessorio e nuove tipologie di mutui.
Si tratterebbe dunque di creare nuove facilitazioni per l’accesso al credito attraverso due principali strumenti. Il PEGNO MOBILIARE NON POSSESSORIO permette di chiedere un prestito garantito da un pegno sugli immobili destinati all’esercizio di impresa. Si tratta di una forma di finanziamento che non è ancora operativa, per la quale bisognerà attendere decreti attuativi. Tuttavia già nella sua formulazione la norma stabilisce che il finanziamento può già essere ottenuto dando a garanzia i beni d’impresa, che però restano di proprietà dell’azienda. Perché si possa accedere a tale misura, l’imprenditore deve essere iscritto nel registro imprese e i beni devono essere esclusivamente afferenti alla stessa impresa per la quale si chiede il credito. Non possono essere dunque presi in considerazione beni di altre aziende, anche se collegate, né tantomeno eventuali crediti futuri.
La seconda possibilità di prestito per le piccole e medie imprese introdotta con il “salvabanche” è il finanziamento “garantito da trasferimento di bene immobile sospensivamente condizionato”. Anche in questo caso, l’immobile resta di proprietà dell’imprenditore ma, in caso di inadempienza (sei mesi di almeno tre rate scadute), la banca entra in possesso dell’immobile (senza dover intraprendere nuove procedure). In sostanza l’imprenditore può chiedere un finanziamento bancario fornendo come garanzia il diritto su un immobile, condizionato a un’eventuale inadempienza, costituita in estrema sintesi da sei mesi di rate scadute. Si tratta di un’alternativa alla tradizionale ipoteca immobiliare: il creditore acquista un diritto sull’immobile in garanzia, di cui entra in possesso se il debitore risulta inadempiente. Ma attenzione: sono escluse da questa forma di finanziamento l’abitazione principale dell’imprenditore e quelle del coniuge, dei suoi parenti o affini entro il terzo grado. Deve trattarsi dunque di un bene “in più”, la cui garanzia può essere necessaria per salvare un’impresa in difficoltà. Il mutuo concesso, per giunta, dovrà essere annotato con atto pubblico in un nuovo registro che sarà appositamente allestito presso l’Agenzia delle Entrate.
«Si vorrebbe far passare il decreto banche – fa notare il presidente di noiconsumatori.it, avvocato Angelo Pisani – come una serie di misure per aprire nuove strade al credito delle imprese, ma in realtà non è così. Ci costringono a mandar giù la pillola amara del salvataggio di quattro istituti, su cui indagano le Procure, introducendo misure di pegno, prestito o finanziamento che in realtà esistevano già, solo che ora diventano assai più rigide nei confronti dell’imprenditore».