Decreto urgente del Governo per scongiurare il rischio delle scarcerazioni di massa
La sentenza della Cassazione n. 4964 che sposta la competenza dal
tribunale alla corte d’assise per i reati di mafia con pene superiori
ai 24 anni potrebbe, in assenza di un prvvedimento urgente del Governo,
aprire la strada alle scarcerazioni di massa di boss.
Un rischio di cui sono consapevoli gli stessi giudici della suprema
corte che hanno salutato con favore l’annuncio del guardasigilli
Angelino Alfano di varare un provvedimento, entro mercoledì prossimo,
che confermi la competenza del Tribunale. Il Supremo collegio avrebbe
operato, infatti, una scelta obbligata basandosi sugli effetti della ex
Cirielli (legge 251 del 2005) che ha disegnato le aggravanti
dell’associazione armata e del reimpiego di profitti derivanti da
illeciti con un conseguente inasprimento delle pene oltre il limite dei
24 anni fissato per la competenza del Tribunale. Secondo i giudici
della Cassazione il legislatore non avrebbe considerato l’effetto che
le nuove previsoni avrebbe avuto sulle competenze delle due
giurisdizioni. Un effetto che rischia in assenza di un rimedio efficace
e tempestivo di essere dirompente: tutti i reati successivi all’8
dicembre 2005(data di entrata in vigore della ex Cirielli)
ingolferebbero la Corte d’Assise, con un’inevitabile dilatazione dei
tempi di decisione che porterebbe in molti casi alla scadenza dei
termini di carcerazione preventiva.
Gli ermellini erano stati investiti della questione dal tribunale
di Catania che, nell’ambito del processo Amante, si era dichiarato
incompetente a decidere sulle sorti di nove imputati coinvolti per
reati di mafia a cui erano state conteste le aggravanti
dell’associazione armata (articolo 416-bis) e del reimpiego di profitti
derivanti da illeciti.
Condotte che farebbero scattare, in base agli inasprimenti previsti
dalla ex Cirielli, condanne superiori ai 24 anni, limite oltre il quale
l’articolo 5 del Codice di procedura penale stabilisce la competenza
della Corte d’Assise. Ed è stata proprio la Corte d’Assise a sollevare,
sempre presso il collegio di piazza Cavuor, il conflitto di competenza,
cercando di fare passare la tesi per cui con la ex Cirielli (legge
251/2005), il legislatore, nell’elevare le pene in presenza delle
aggravanti, non aveva avvertito l’esigenza di produrre una clausola di
salvaguardia della competenza della Corte d’Assise, ragion per cui la
“giurisdizione” restava al tribunale ordinario.
Una lettura che non ha convinto la Suprema corte che ha scelto la
via imposta dalla legge processuale. La soluzione potrebbe essere
contenuta nelle previsioni dell’articolo 5 del decreto legge 291999
sulla competenza della Corte d’Assise, una norma che è stata già utile
in passato per risolvere un problema analogo e che l’Esecutivo potrebbe
decidere di “copiare”.