Deficit in Campania, blitz del governo Tremonti: ricorso alla Corte dei conti
NAPOLI
(25 maggio) – Il blitz si consuma nel corso della riunione della
consulta economica del Pdl. Il ministro Giulio Tremonti illustra la
manovra finanziaria e riserva alla Campania un documento ad hoc.
Il deficit accumulato spinge il governo a intervenire con decisione:
tutti gli atti della giunta Bassolino vengono impugnati davanti alla
Corte dei Conti, con conseguente richiesta di annullamento di tutte le
delibere della precedente amministrazione regionale che hanno decretato
la violazione del patto di stabilità.
E ancora: revoca di tutti gli incarichi per i dirigenti e immediato
piano di rientro con la nomina di un commissario ad acta. Un documento
stringato ma con precisi e mirati obiettivi quello del ministro
Tremonti, che nelle scorse settimane ha avuto modo di verificare, anche
su solecitazione del presidente Caldoro, tutti i conti della Campania.
La svolta arriva all’indomani del parere della presidenza del Consiglio
dei ministri, che ha confermato il divieto di assunzione per le Regioni
che hanno sforato il patto di stabilità, e che ha subito creato non
poche fibrillazioni tra i partiti in consiglio regionale.
Quel divieto impedisce l’acquisizione di nuovi comandati e la
questione, direttamente collegata anche al documento presentato ieri
sera da Tremonti, è talmente sentita che è al primo punto dell’ordine
del giorno dell’ufficio di presidenza di oggi, riunione in cui saranno
assegnate le deleghe ai due questori: Nicola Marrazzo (Idv) avrà il
Personale; Franco Nappi (Pdl) le Finanze. Alla base del problema c’è il
fatto che il comando è equiparato all’assunzione.
Insomma, non si può fare. I consiglieri cercano una via d’uscita per
garantire il funzionamento dei gruppi e delle commissioni mentre i
sindacati vigilano perchè temono soluzioni al ribasso. In ballo stanno
oltre duecento nomine. Il calcolo, stando a una legge regionale, è
presto fatto: al presidente del consiglio regionale spettano quindici
comandati più un autista; ai due vice ne toccano sette a testa
(compresi gli autisti). Altrettanti ai due questori.
I due segretari devono accontentarsi di cinque comandati (più un
autista) ciascuno. Le commissioni consiliari sono dodici, otto
ordinarie, quattro speciali: a ognuna spettano sei comandati (più un
autista). Tre comandati vanno a ciascun gruppo (ad oggi, in attesa di
capire il destino di Udeur, Noi Sud e Sinistra e libertà, sono cinque).
Al capo dell’opposizione ne toccano quattro. Infine, ogni consigliere
(sono sessantuno) ha diritto a un comandato a testa. Il totale fa 220.
Che fare? In consiglio regionale si cerca una soluzione. Secondo alcuni
l’assemblea ha una propria autonomia istituzionale e quindi è al di
fuori dei vincoli imposti dallo sforamento del patto di stabilità.
Insomma, il consiglio regionale sarebbe libero di procedere con i
comandi. Ma altri sostengono il contrario e cioè che non c’è
distinzione tra Centro direzionale e Palazzo Santa Lucia tant’è che il
bilancio del Consiglio è una voce del bilancio della giunta.
Tra le soluzioni prospettate c’è anche quella di dimezzare il numero
dei comandati. Ma è una soluzione tutta da verificare e che lascia
perplessi i sindacati per i quali tra i dipendenti interni (poco più di
trecento) ci sono professionalità che possono essere utilizzate anche
nelle strutture politiche con lo strumento dello scavalco. «Ad ogni
modo non consentiremo pasticci», fanno sapere le organizzazioni
sindacali.
E la perplessità dei sindacati è la stessa dei dirigenti che intendono
rispettare le indicazioni date dal dipartimento Funzione pubblica della
presidenza del Consiglio.