Derivati, quattro banche a giudizio per truffa
MILANO
Sarà un processo pilota, tra i primi a livello
internazionale, quello che si aprirà a Milano tra un paio di mesi nei
confronti di quattro banche e di 11 loro funzionari o ex funzionari,
accusati di truffa aggravata insieme all’ex city manager del Comune e a
un suo consulente per la vicenda dei derivati. Vicenda in cui, così
sostiene l’accusa, gli istituti di credito avrebbero guadagnato circa
100 milioni di euro «spogliando dolosamente» Palazzo Marino.
Oggi
il gup Simone Luerti, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto
Alfredo Robledo, ha rinviato a giudizio, Ubs, Deutsche Bank, Jp Morgan
e Depfa Bank, in qualità di enti, e altre 13 persone: 11 dipendenti,
tra cui Gaetano Bassolino, figlio del governatore della Campania,
Tommaso Zibordi e Carlo Arosio (coinvolti per altro nel crac Parmalat),
Simone Rondelli (indagato anche nell’inchiesta sulla quotazione di
Saras), Giorgio Porta ex direttore generale del Comune ed ex numero due
di Montedison e Mauro Mauri, esperto incaricato della ristrutturazione
del debito comunale. I reati contestati vanno dal 2005 al 2008.
Al
centro della vicenda ci sono presunte irregolarità legate ai contratti
derivati ’agganciatì a un bond da un miliardo e 685 milioni emesso da
Palazzo Marino sotto la giunta guidata da Gabriele Albertini. Secondo
gli inquirenti le banche, dalla sottoscrizione dei contratti avvenuta a
Londra (e per tanto regolati dalla legge inglese) avrebbero avuto un
profitto illecito iniziale di 52 milioni poi lievitato per le
rinegoziazioni a poco più di 100 (somma ora sotto sequestro in attesa
dell’esito del processo), e inoltre avrebbero raggirato
l’amministrazione locale. Dall’analisi degli atti, la Procura ha
rilevato che al momento della sottoscrizione del contratto, gli
istituti di credito, ora imputati, avrebbero avuto un guadagno
immediato messo a bilancio secondo i principi contabili internazionali
(Ias 39). Tutto ciò, pero, è la ricostruzione accusatoria, sarebbe
avvenuto in violazione della normativa Consob e internazionale che
prevede che i due contraenti, in questa fase iniziale, partano dallo
stesso livello economico. In più, secondo l’ipotesi del pm, gli
istituti di credito non avrebbero rispettato la legislazione inglese
perchè non avrebbero avvisato il Comune che in questa operazione non
era trattato alla stregua di un intermediario, ma come una controparte
alla pari (una banca) e che quindi aveva perso ogni forma di tutela.
Le
banche che, con i loro esponenti, il prossimo 6 maggio saranno in aula
davanti alla quarta sezione penale del Tribunale hanno respinto ogni
addebito, confidando che il dibattimento chiarisca la vicenda. Anche
Mauri si è dichiarato «estraneo» ai fatti. Nei suoi confronti e nei
confronti di Porta, l’ex sindaco Albertini, che ha difeso l’operazione,
ha confermato la sua fiducia.