Dicono che ha l’AIDS, ma si scopre che era un errore. Consumatore non ha diritto ad alcun risarcimento
Non va risarcito chi ha creduto per sette giorni di avere l’Aids
perché non c’è alcun danno morale. Lo dice la Cassazione respingendo
il ricorso di un paziente di una clinica bolognese. L’uomo per una
diagnosi sbagliata aveva creduto di avere l’Aids. Sette giorni dopo un
nuovo test diede esito negativo. Per i giudici non c’è danno perché “le
abituali condizioni di vita” della vittima dell’errore non sono mutate.
La
Corte d’Appello di Bologna, il 7 aprile 2006, aveva condannato la casa
di cura del Pio Istituto delle piccole suore della Sacra Famiglia dove
era stato ricoverato il giovane a rifonderlo con circa 25mila euro a
titolo di risarcimento danni da diagnosi errata, negando invece il
danno morale sulla base del fatto che non era emersa alcuna ipotesi di
reato ma che c’era stata semplicemente una “illecita esecuzione
dell’esame”.
L’uomo voleva che gli venisse riconosciuto il
danno morale ma la Suprema Corte ha respinto il ricorso sottolineando
che la Corte di merito “con motivazione adeguata ed esente da vizi
logici ha spiegato che le stesse modalità della vicenda escludono che
possa aver subito una permanente e significativa modificazione in
peggio delle sue abituali condizioni di vita o che si sia verificato un
qualsiasi peggioramento della serenità famigliare, riconoscendogli,
invece, una comprensibile, gravissima agitazione della prima
settimana”. In pratica, la sua vita non è cambiata in modo tale da
giustificare un risarcimento.
Oltre a non aver visto
riconosciuto il danno morale, il giovane dovrà pagare le spese del
giudizio di Cassazione la somma di 2.900 euro.