Diffamazione via web: un freno alla battaglia politica
I panni sporchi si lavano in famiglia? Oggi non più, si lavano in piazza, nelle sempre maggiori e frequentate piazze virtuali chiamate forum. Nel caso di piccoli comuni, le questioni private possono diventare gossip di massa, creando attesa negli spettatori avidi di particolari e notizie sempre più aggiornate. E’ questo il caso che la Suprema Corte ha affrontato nella sentenza in oggetto, condannando i divulgatori di “notizie private” per il reato di diffamazione di cui all’art. 595 c.p..
Viene così confermata la decisione di merito emessa dalla Corte di Appello di Napoli, nell’ottobre del 2009, la quale aveva condannato gli imputati per il reato di diffamazione, per aver scritto frasi offensive ledendo l’onore ed il decoro della parte offesa e della propria famiglia. I denigratori sono stati identificati mediante l’individuazione, da parte della polizia postale, dell’indirizzo ip che ha avuto accesso al forum e da questo alle user name adoperate, e da qui alle utenze telefoniche. La Suprema Corte ha ritenuto sussistente il reato di diffamazione escludendo quello di critica politica, così come chiedeva la difesa, essendo gli imputati attivamente impegnati nella vita politica del loro paese. Infatti, la critica politica, presupporrebbe una desensibilizzazione alle offese, che sono state ritenute non come un dissenso motivato all’attività politica, che dovrebbe essere espresso con “termini misurati e necessari”, ma bensì come lesivo della dignità morale ed intellettuale dell’avversario e del contraddittore.