Dipendenti pubblici, freno a promozioni: senza concorso vietati gli avanzamenti
ROMA – Dall’1 gennaio le amministrazioni italiane non possono più Le promozioni. La norma sulle promozioni non è certo una novità Carriere e livelli economici. Dunque è vietato promuovere gli I premi di produttività. La legge di Brunetta impone alle
promuovere i loro dipendenti senza bandire un concorso pubblico. In
altre parole non possono concedere avanzamenti di carriera con accordi
interni. Sono obbligate ad aprire il concorso a tutti i cittadini
italiani, al massimo possono riservare agli interni una quota dei posti
disponibili. È una delle norme previste dalla riforma di Renato
Brunetta. Una delle tante novità che dovrebbero cambiare la vita e il
lavoro del personale pubblico. Ma per ciascuna di queste misure
l’attuazione di quanto è scritto nella legge presenta non poche
difficoltà pratiche. A cominciare dalla misura che più ha fatto
discutere in questi mesi: quella che impone una distribuzione
rigidamente selettiva dei premi di produttività.
assoluta per il pubblico impiego. Il principio è stato affermato nel
2002 già dalla Corte costituzionale, che in una sentenza ha dichiarato
illegittimi i concorsi riservati ai soli interni. Cosa cambia allora
con l’entrata in vigore della legge Brunetta? Per i dipendenti dei
ministeri e dello Stato centrale non cambia praticamente niente, perché
qui la prescrizione della Corte è una regola consolidata da anni. Per
chi invece lavora nei comuni, nelle province, nelle regioni, qualche
effetto pratico potrebbe esserci. In queste amministrazioni il
principio del concorso pubblico è stato talvolta aggirato, facendo
valere un altro principio costituzionale: quello dell’autonomia degli
enti locali. Insomma, i comuni hanno sempre fatto un po’ come volevano,
e lo stesso si può dire di province e regioni. Ora la legge Brunetta
dovrebbe porre un vincolo più stretto per tutti, almeno in teoria.
interni se contemporaneamente non si assume qualche esterno. E siccome
di assunzioni e di concorsi in questi anni non se ne fanno quasi più,
anche le promozioni sono di fatto bloccate. Le promozioni di cui stiamo
parlando sono le cosiddette “progressioni verticali”. Cioè quegli
avanzamenti che fanno salire il dipendente a un grado e a un ruolo
superiore. Non rientrano in questo discorso invece le “progressioni
orizzontali”, quelle che non comportano un vero avanzamento di carriera
ma solo uno scatto economico sullo stipendio. Negli ultimi tempi i
salti verticali nel pubblico impiego sono stati pochissimi: nel 2008
non è stato promosso neanche un dipendente ogni cento. Invece i salti
orizzontali (cioè gli aumenti di stipendio) sono ancora molto
frequenti: nel 2008 ha ottenuto la progressione economica un dipendente
su 15, nelle forze armate uno su 6 e nei vigili del fuoco addirittura
uno su 4.
amministrazioni di distribuire le risorse per la produttività in modo
molto selettivo, e molto rigido. Il 25% del personale deve essere
premiato ricevendo un indennità maggiorata, un altro 25% deve invece
essere punito il premio azzerato in busta paga. Ma uniformarsi a questa
regola non sarà facile per le amministrazioni. Le difficoltà sembrano
confermate da uno studio pubblicato recentemente dalla Ragioneria
generale dello Stato. L’analisi segnala che grossa fetta delle risorse
destinate al salario accessorio in realtà è già assegnata a voci
contrattuali su cui non si può applicare la regola di Brunetta:
straordinari, indennità di rischio, turni di notte, nonché quelle
progressioni economiche orizzontali che ormai sono stabilizzate nelle
busta paga.