Dire “sei un imbecille” è reato: no al riconoscimento dell’esercizio del diritto di critica sindacale
Dire “sei un imbecille” integra il reato di diffamazione, anche se l’espressione è utilizzata da sindacalisti, in seguito ad un acceso dibattito. A dirlo è la Cassazione che ha spiegato che tale espressione, (utilizzata dai sindacalisti in danno di un ingegnere della Cgil), non può costituire un legittimo esercizio del diritto di critica sindacale, previsto dall’art. 51 del codice penale. In particolare, la quinta sezione della Corte di Cassazione, su ricorso proposto proprio dai sindacalisti, condannati sia in primo che in secondo grado per diffamazione (ex art. 595 c.p.), ha stabilito che l’epiteto rappresenta una vera e propria offesa “alle qualità morali e intellettuali dei soggetti criticati”. I sindacalisti, nel caso di specie, sono stati condannati a mille euro di multa per aver esposto nelle bacheche aziendali un volantino in cui l’ingegnere del sindacato definiva definito un “notorio imbecille” per la sua iniziativa di indire un referendum per l’abrogazione di un accordo sottoscritto dai sindacati con l’azienda.