Il «Diritto alla Pizza» secondo l’avvocato Pisani
«Diritto alla Pizza» è un libro scritto dall’avvocato Angelo Pisani edito da Rogiosi. Il primo capitolo parte dalla “guerra legale” o anche a suon di pizze ma mai di bombe o violenza tra i famosi pizzaioli Sorbillo e la necessità dettata dall’autore di dare esempi positivi a tutti gli altri litiganti senza ragione come spiega Pisani nel libro.
Il “battesimo” dell’opera è avvenuto nella nuova sala “Authentica” della pizzeria Pepe in grani a Caiazzo, alla presenza del titolare Franco Pepe e dell’attore Alessandro Siani. Una serata di grande divertimento con confronti e interventi sul tema della pizza, la sua storia e sulla grande attualità del volume soprattutto alla luce dei recenti fatti di cronaca che coinvolge la pizza simbolo di Napoli e Sorbillo soggetto ispiratore del libro.
Quando gli occhi cadono su una pizza appena sfornata a Napoli ci possono scappare anche le lacrime non causate soltanto dal calore , ma da una commozione generale che produce una pizza napoletana fatta a regola d’arte…”. Così l’avvocato Angelo Pisani, nella sua ultima fatica letteraria Diritto alla pizza, in uscita a gennaio per Rogiosi Editore e ora in vendita per chi ha fame di leggere e giudicare storie e valori conditi da successi e speranze (sul sito della casa editrice https://www.rogiosi.it/product/diritto-alla-pizza/).
E no, non siamo in presenza di un ricettario, di una guida del gusto, di un ennesimo libro “sulla” pizza , ma siamo davanti al primo libro “per” la pizza, la prima opera che guarda a un aspetto mai affrontato del tema: la pizza come diritto universale, di farla o di mangiarla, al di là di tutto. L’autore, l’avvocato Angelo Pisani , dopo tante storie di errata riscossione equitalia , il caso Maradona, l’assassino di Ciro Esposito e la morte della Fortuna Loffredo decide di affrontare il mondo della pizza , aspetti positivi e potenzialità infinite , ma anche conflitti e tavola imbandita per interessi criminali che decidono di sedersi al tavolo per le loro speculazioni . Pisani con una sapiente abilità narrativa narra allora le diatribe legali che si sono consumate e si consumano intorno al piatto più famoso al mondo: faide familiari tra pizzaioli oggi star mediatiche per l’uso del cognome di famiglia, per stabilire la paternità di eventi ad esso legati, e per innumerevoli altre motivazioni a sostegno dello zampino del dio denaro sulla pizza . E lo fa alternando il racconto ai ricordi personali, alle sensazioni, alle emozioni, alle battaglie a suon di carta bollata tra celebri pizzaioli , facendo parlare i testimoni delle vicende, lasciandosi guidare e al tempo conducendoci in un viaggio nella storia della pizza che passa per vi(n)coli giuridici e dinamiche sociali.
Il libro si propone come un “sincero e sentito grido d’allarme”, come afferma il magistrato Nicola Graziano nella sua prefazione, per la salvaguardia del valore della pizza, e di ciò che rappresenta a livello culturale, sociale e anche economico, un bene che potrebbe e dovrebbe unire e arricchire mentre troppe volte invece divide e inaridisce gli animi nelle aule di Tribunale, tra le carte bollate. Non è sempre stato così ricorda Franco Manna, presidente e fondatore del marchio Rossopomodoro, altro protagonista insieme a Franco Pepe Ingrani della seconda parte del volume di Pisani: fino agli anni 90 la pizza era un prodotto locale, lo sviluppo, la fama legata alla sua arte e ai suoi protagonisti era ancora lontana, non c’erano guerre tra famiglie e si era “uniti nella lotta nel tirare a campare”. La lotta è ora invece lotta di potere, gioco forza per il predominio della diffusione del marchio, che dimentica origini, tradizione, valori e legami. E coinvolge i più famosi artigiani della pizza: Sorbillo, il celebre Gino contro il più vecchio e tradizionale cugino Luciano; Condurro, delle pizzerie“Da Michele”, quelli di Forcella ora anche a Roma, Londra o in Giappone, in lotta con quelli di Fuorigrotta e Chiaia; battaglie anche nella famiglia Salvo dove Umberto, decano di una generazione di pizzaioli non riesce a far brillare l’unione familiare con i nipoti, quelli del locale di San Giorgio a Cremano o di “50 Kalò” a piazza Sannazaro, sempre per l’uso del suo cognome sulla pizzeria; e tra gli eredi per il nuovo sviluppo di Fiorenzano, che si contendono la celebrità del nome a suon di trippa da un lato e pizze fritte dall’altro; e interessa anche i “Figli del presidente” e Brandi per la contestazione della nascita della Margherita. Querelle poi per la “pizza small”, la cui vendita, in una storia destinata a far rumore che ha dell’incredibile, e per ora e’ costata il posto di lavoro a 15 dipendenti di una pizzeria a Casoria ; e contro la pizza congelata; o per la concorrenza sleale di alcuni spot “americani”; o ancora per la proprietà del festival “Napoli Pizza Village”; e in ultimo per la pizza “pezzottata”, quella del famoso chef Cracco, che della margherita, quella vera, non ha niente fortunatamente neanche il prezzo quadruplicato. Non solo battaglie però. La seconda parte del libro narra storie di vita, storie di successo, storie di pace e unione: quella di Franco Pepe o di Isabella De Cham o di Giuseppe Pignalosa; quella di Vincenzo, detto zii Aniello il pizzaiolo di papa Francesco; quella della pizza sorrentina di Antonio Esposito e della sua Napoli “sognata più che posseduta, però sempre davanti agli occhi”; quella di Angelo Ranieri, campione del mondo dei pizzaioli nel 2017; e quella di miti del gusto come Gorizia, Michele, Starita a Materdei, Portalba, Capasso, Lombardi (a via Foria), Trianon, Mattozzi, Ciro a Santa Brigida, le pizzerie centenarie di Napoli riunitesi in un’associazione. Sono storie che accendono la speranza e che fanno guardare oltre alle lotte per il monopolio di questo cibo tanto semplice e tanto prezioso, oltre le battaglie tra le carte bollate, perché come afferma Pisani nel libro, “se tutte queste imprese marciassero compatte, costituirebbero una filiera in grado di resuscitare un’economia”. Il resto allora sono solo chiacchiere e alla pizza non servono: “la pizza vuole amore e unità” e nulla più. Con la pizza e l’Unione intorno alle infinite potenzialità Napoli può vincere ogni trofeo e anche le guerre economiche