Disabili e parcheggi: proteste a Napoli
NAPOLI – È scontro a Napoli tra l’amministrazione comunale e
le principali associazioni partenopee a difesa dei diritti delle
persone disabili. L’Anida (Associazione nazionale italiana diversamente
abili), il Comitato «Cinzia Fico» e la Lega per i diritti degli
handicappati onlus criticano la scelta di applicare sul territorio
partenopeo la sentenza della Corte di Cassazione del 12 ottobre scorso
(n.211271/2009), che sancisce che è obbligatorio anche per le auto
munite di contrassegno invalidi il pagamento della sosta sulle strisce
blu. A Napoli , però si prevede l’eccezione, che i conducenti siano
emendati dal pagamento se sono in grado di dimostrare che tutti gli
spazi riservati alla sosta disabili non erano a disposizione.
IL PRINCIPIO – «Il principio espresso dalla Corte è che la
gratuità della sosta – spiega l’Anida – non agevola per nulla il
disabile e questo è un principio condivisibile. Il disabile con seri e
gravi problemi di carattere motorio non chiede né mance, né elemosina,
ma il sacrosanto diritto di poter parcheggiare la sua auto quanto più
vicino è possibile al posto che deve raggiungere, così come stabilisce
art.11 del D.P.R 503/96 che regola la circolazione e la sosta dei
veicoli al servizio di persone disabili». Dello stesso avviso, la Lega
per i diritti degli handicappati onlus che parla di un «provvedimento,
che si rifà ad una assai discutibile sentenza della Corte di Cassazione
e che è palesemente inopportuna in una città come Napoli, dove i
parcheggi riservati ai veicoli delle persone con disabilità sono del
tutto insufficienti e il più delle volte occupati da non aventi
diritto, dove la mobilità è gravemente ostacolata dal permanere delle
barriere architettoniche e dove i mezzi di trasporto pubblico sono
tuttora inaccessibili a chi è costretto su sedia a rotelle». Medesimo
l’approccio al provvedimento da parte del Comitato «Cinzia Fico» che
descrive la giornata tipo di una persona disabile napoletana alle prese
con i controlli, legittimi, della VII Direzione Servizio Viabilità e
Traffico per la validità del proprio posto riservato: la mancanza di
parcheggio si aggiunge così alle barriere all’ingresso, all’ascensore
non accessibile, all’attesa nell’androne ed anche all’impossibilità di
uscire dalla struttura perché la porta di accesso è ostruita. «La
sentenza della Corte Suprema di Cassazione ha sollevato – sostiene
l’Anida – un enorme problema, che mette in luce ancora una volta
l’impossibilità dei disabili di attendere con una certa normalità alla
propria attività: certamente questo compito non può essere devoluto
alla Magistratura, che in ossequio alla legge accerta la sussistenza o
meno di una violazione, ma la questione è prettamente politica».
LA SENTENZA – A monte di tutta la vicenda, che non riguarda solo
Napoli ma tutto il territorio nazionale, c’è una sentenza della Corte
di Cassazione in cui si legge che il costo del parcheggio non va pagato
«qualora l’auto sia stata parcheggiata in uno spazio di sosta a
pagamento a causa dell’indisponibilità di uno degli stalli riservati
gratuitamente ai disabili». Il problema era e resta «dimostrare questa
indisponibilità»: una persona disabile di Palermo, Antonio Piano, ad
esempio non si è visto riconoscere il ricorso dal Giudice di Pace
perché «non c’erano prove» che gli altri spazi fossero occupati, ma a
Pisa una signora disabile ha dimostrato questa indisponibilità e si è
vista riconoscere il diritto. Come orientarsi non si è ancora capito:
il Codice della strada non prevede gratuità, ma i Giudici di pace
possono intervenire sui ricorsi. Tanti disabili, infatti,
nell’impossibilità di parcheggiare nei posti riservati o perché sono
occupati o perché sono assenti, prendono la multa e poi fanno ricorso.
Le diverse sentenze dei Giudici di pace sui territori disegnano
un’applicazione della sentenza «a macchia di leopardo» sul territorio
italiano: un problema, per chi vorrebbe regole chiare e valide per
tutti. (Fonte Agenzia Redattore Sociale)