Discarica record a Napoli
Deviato l’alveo di un canale
C’era un milione di metri cubi di rifiuti pericolosi e non nell’area di 200mila metri quadri adibita a discarica abusiva e sequestrata ieri dalla Guardia di finanza. L’area era nella zona alta della città, soggetta a vincolo paesistico. E a 300 metri dalla cava di Chiaiano
L’area sequestrata dalla Guardia di finanzia si estende per circa 290mila metri quadrati. Si tratta di una ex cava tufacea a fossa. Nel corso dell’operazione della guardia di finanza di Napoli, sono stati trovati un milione di metri cubi di rifiuti pericolosi e non e due persone (i soci della ditta che aveva in affitto l’ex cava per la vendita di materiali edili) sono state denunciate.
Nell’ex cava – che si trova nella zona ospedaliera di Napoli, a poca distanza dal Secondo Policlinico – i militari della sezione aerea impegnati per i reati ambientali della Guardia di finanza hanno trovato inerti di costruzioni, rifiuti ferrosi, erbosi, e veicoli fuori uso. La presenza della discarica ha deformato orograficamente il territorio ed il deflusso naturale dell’alveo San Rocco. Saranno necessari dei carotaggi sulla montagna di rifiuti per stabilire se il materiale di risulta visibile in superficie non nasconda altri tipi di rifiuti più nocivi.
La discarica abusiva è stata individuata dalla sezione Aerea delle fiamme gialle durante una serie di voli sulla zona che hanno rilevato che quella che in origine doveva essere una valle era diventata una sorta di montagna, però di rifiuti. L’area in questione è situata nell’ex cava Fondo Suarez, tutelata da vicolo paesistico e idrogeologico e scelta nell’ambito del piano per l’emergenza rifiuti in via sperimentale per la raccolta differenziata.
Le due persone denunciate (una di 86 anni, l’altra di 75) dovranno rispondere dei reati di gestione abusiva di rifiuti pericolosi e non, violazione di sigilli (l’area era già stata sottoposta a sequestro) e per la violazione del decreto legge in materia ambientale emesso nell’ambito dell’emergenza rifiuti in Campania oltre che di favoreggiamento all’immigrazione clandestina: all’interno dell’area vi erano due cittadini extracomunitari che lavoravano “in nero” e non in regola con le norme per il permesso di soggiorno.