Disoccupazione al top dal dopoguerra, in Italia i salari più bassi.
”Partito dal livello minimo in 28 anni del 5,8% a fine 2007, il tasso di disoccupazione nell’area Ocse è cresciuto fino al punto massimo del dopoguerra, l’8,7%, nel primo trimestre 2010, che corrisponde a 17 milioni di persone disoccupate in più”. Lo afferma l’Employment outlook 2010 dell’Ocse, presentato oggi a Parigi, che sottolinea poi come questo calo del tasso di occupati sia stato di intensità differente nei vari Paesi membri, in un modo che ”le differenze nella diminuzione del Pil lasciano in gran parte inspiegato” . La perdita di posti di lavoro, rileva ancora l’Ocse, è stata “sproporzionatamente ampia per alcuni tipi di impiego e settori”, come per esempio “l’edilizia, i lavoratori a termine e quelli con competenze basse, i giovani”. Inoltre, cosa “inusuale”, “l’occupazione è diminuita più tra gli uomini che tra le donne, probabilmente a causa della natura settoriale della recessione”. Ma c’è di più. Nel rapporto si ribadisce come i salari italiani si trovino agli ultimi posti tra quelli dei paesi avanzati. Nel 2008 si attestano in media a 31.462 euro (-0,1% rispetto al 2007), contro i 37.172 euro dei paesi Ocse (+0,1%) e i 37.677 dei paesi Ue (+0,5%). Dietro di noi solo Polonia (11.786 euro), Ungheria (12.462) Repubblica Ceca (13.613), Corea (20.838), Grecia (25.177) e Spagna (28.821). Vanno meglio gli Usa (40.243 euro), la Francia (39.241) e la Germania (37.203). Se si fa riferimento al documento dell’ area Ocse i disoccupati sono oggi 47 milioni. Ma se a questo dato aggiungiamo tutti coloro che hanno smesso di cercare lavoro o sono sotto-occupati, ovvero lavorano a part-time e sono in cerca di un contratto a tempo pieno, si arrivano a contare ben 80 milioni di senza lavoro. “Creare nuovi posti di lavoro dev’essere una priorità per i governi”. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, presentando a Parigi l’Employment outlook 2010 dell’organizzazione. “Ridurre la disoccupazione e il deficit pubblico allo stesso tempo è una sfida notevole – ha aggiunto – ma dev’ essere affrontata fin da ora. Nonostante i segni di ripresa nella maggior parte dei Paesi, rimane il rischio che milioni di persone possano perdere contatto con il mondo del lavoro. Una carenza di posti di lavoro elevata come quella attuale è inaccettabile, e va affrontata con una strategia politica ad ampio raggio”. ”In queste condizioni – ha concluso Gurrìa – , i governi devono attentamente bilanciare le politiche di consolidamento fiscale e quelle, che devono essere perseguite contemporaneamente, di aiuto alle persone in stato di necessità, che sono soprattutto i giovani e disoccupati di lungo termine. Mantenere supporti effettivi per queste categorie è “vitale” e i governi devono resistere alla tentazione di tagliare gli aiuti e ridurre i fondi dei servizi per il reimpiego allo scopo di risparmiare nel breve termine”.
”In Italia la situazione è ben più seria – ha commentato l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori -. Solo nel mese di maggio, il tasso di disoccupazione italiano è arrivato all’8,7%, una percentuale che si conferma tra le più alte d’Europa. Contrariamente a quanto affermato dal segretario generale Ocse, Angel Gurria, nel nostro Paese, il Governo non sta resistendo alla tentazione di tagliare i fondi, ma anzi sta riducendo quanto più possibile in troppi settori. La risposta dello Stato Italiano alla disoccupazione è stata finora quella di concedere maggior ricorso alla cassa integrazione e di fornire sostegno ai lavoratori che non hanno diritto a un sussidio, ma ciò non sempre avviene. Sono troppe le vertenze sul lavoro, troppe le aziende che falliscono e fanno fuori centinaia di dipendenti. A nostro parere quello che manca è una concreta riforma dei contratti di lavoro per rendere più stabile la posizione dei lavoratori e che sia capace di garantire loro un lavoro permanente e duraturo. Il nostro è un mercato eccessivamente rigido che possiede una mobilità del lavoro ridotta e limitata. Ma a questa già difficile situazione – ha spiegato Pisani – si aggiungono anche i problemi relativi agli stipendi che sono troppo bassi o addirittura negati, ritardati, ridotti, mentre il costo della vita continua a salire. Aumentano i trasporti, i pedaggi sulle autostrade, le tasse. A farne le spese sono i cittadini che sono costretti a risparmiare anche sui beni basilari e che vivono quotidianamente la pericolosità di una condizione del genere. Infatti, talvolta la disperazione di non avere un lavoro può far trovare strade alternative e illegali. E cosi capita che all’aumentare della disoccupazione aumenti anche quello della criminalità. E’ necessaria una ripresa economica costruita sulle esigenze ed i bisogni delle famiglie italiane, che possa creare nuovi incentivi per le imprese affinché queste possano assumere più lavoratori e risollevare dunque le percentuali sull’ occupazione. Che il Governo cominci a pensare alla sorti ed alla vita dei cittadini che fino a questo momento sono stati condannati ad un futuro senza speranze!”