Donna in coma per la malattia dei pappagalli
Castellammare. Anziana entra in coma, contaminata da un pappagallo
infetto. Ricoverata all’ospedale San Leonardo, il centro di
rianimazione lamenta la mancanza di materiale e presidi medici per
curare la donna. E scoppia una nuova polemica per la precarietà
dell’assistenza sanitaria sul comprensorio stabiese. A lottare tra la
vita e la morte è un’anziana 64enne di Pozzuoli, ricoverata nelle
scorse ore presso le sale del nosocomio stabiese, a causa della
psicattosi, una rarissima malattia trasmessa dai volatili, in
particolare da uno dei pappagalli che la donna era solita allevare. Una
patologia difficile da diagnosticare, che si è presentata ai medici del
primo soccorso come una forte febbre, con evidenti tremori,
trasformatasi successivamente in polmonite. Per salvare la vita alla
donna, attualmente sono in campo tutte le conoscenze dei medici del
centro di rianimazione del San Leonardo di Castellammarev e dei
ricercatori del laboratorio di diagnostica biomolecolare dell’Istituto
Zooprofilattico di Portici. «Secondo i familiari, la signora è
un’appassionata di pappagalli e ne possedeva diversi. Purtroppo, uno di
questi era affetto dal batterio della Chlamydia psittaci, che può
infettare le persone che vengono a contatto con questi uccelli, con le
piume o con gli escrementi». A parlare è il professore Aniello De
Nicola, direttore del centro di rianimazione del nosocomio stabiese,
che in seguito anche a delle approfondite indagini attraverso incontri
con i familiari e accertamenti sanitari presso l’abitazione
dell’anziana donna di Pozzuoli, ha accertato che la polmonite poteva
essere correlata alla morte di uno dei pappagalli di cui era solita
occuparsi la vittima, animalista convinta. «La paziente – aggiunge De
Nicola – è stata colpita da una forma particolarmente aggressiva che ha
causato polmonite, coma ed insufficienza multiorgano. Attualmente è in
isolamento e sta ricevendo tutte le terapie del caso: decapneizzazione
extracorporea, ultrafiltrazione, respirazione artificiale ed
antibioticoterapia mirata. Anche se in questi giorni ha avuto una
lievissima miglioria non disperiamo, e prevediamo qualche positivo
passo avanti nei giorni prossimi». Ma sulle cure apportate alla donna
scoppia la polemica, infatti, a lamentare la carenza di materiale per
l’assistenza dei pazienti è lo stesso dirigente del reparto stabiese.
«L’unica nostra seria preoccupazione è dovuta al fatto che le scorte
dei presidi e dei materiali che ci servono si sono esaurite». Dunque,
il vero rischio per l’anziana paziente ricoverata presso l’ospedale San
Leonardo potrebbe essere, ancora una volta, la cattiva gestione della
macchina sanitaria. «Stiamo ricorrendo al prestito di materiale –
conclude il professore De Nicola – fatto dalle uniche due rianimazioni
che praticano, come noi, il supporto d’organo extracorporeo». Una
polemica su cui, medici e infermieri, preferiscono non aggiungere
ulteriori commenti, ma che ancora una volta attribuisce all’ospedale
stabiese la maglia nera per la qualità del servizio sanitario offerto,
nonostante le capacità e le professionalità del personale impiegato
nella struttura.
usata anche la tecnologia NAVA Per dovere di cronaca bisogna sottolineare che l’equipe della Rianimazione del San Leonardo, già al momento del ricovero, ha immediatamente fatto la diagnosi clinica, cioé attraverso i sintomi, prima di avere la conferma del laboratorio, arrivata dopo sette giorni. Quindi si é intervenuti tempestivamente con le cure del caso e con un modernissimo respiratore artificiale che impiega la tecnologia NAVA, unica nel sud Italia. Questa macchina interpreta le onde nervose del malato comatoso e "capisce" se e quando il paziente ha bisogno dell’immediato supporto respiratorio e se può uscire dal coma.