Draghi: l’Italia fatica a crescere e i ritardi della politica pesano sui giovani
Mario Draghi lancia un nuovo allarme per l’economia italiana: dopo la crisi globale, l’Italia rischia di «trovarsi di fronte a un bivio tra la stagnazione e la crescita», ha detto il numero uno di palazzo Koch, nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell’università politecnica della Marche dedicato all’economista Giorgio Fuà. Draghi ha sottolineato che gli effetti della recessione sulla struttura produttiva italiana «devono ancora essere valutati» e la «difficoltà dell’economia italiana di crescere e creare reddito non deve smettere di preoccuparci».
Per capire le difficoltà di crescita dell’Italia, ha proseguito Draghi, dobbiamo interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività»: un fenomeno, ha aggiunto, che negli ultimi dieci anni è stato uniforme su tutto il territorio nazionale. Insomma, è un problema del Paese». L’Italia, spiega ancora Draghi, è mediamente ricca ma ha un problema di crescita e «l’inazione» sostenibile anche a lungo «potrebbe generare un declino protratto». Il rischio é soprattutto per i giovani e la sfida «è tornare a ragionare sulle scelte strategiche collettive per creare un ambiente istituzionale e normativo, un contesto civile che coltivino i valori di cultura, conoscenza e spirito innovativo al tempo stesso rafforzando la coesione sociale». Per Draghi, l’inazione ha costi immediati e la «mobilità sociale persistentemente bassa che si osserva in Italia deve allarmarci». Studi condotti da Bankitalia, aggiunge, mostrano che il luogo di nascita e le caratteristiche dei genitori continuano a pesare molto di più delle caratteristiche personali nel determinare il successo professionale di un giovane.
Il rischio del lungo declino quindi non é da escludere anche perché, ricorda Draghi, si devono ancora valutare gli effetti della recessione sulla struttura produttiva del Paese: recessione «che ha fatto diminuire il Pil italiano di quasi 7 punti». È possibile – conclude il governatore di Bankitalia – che lo shock della crisi abbia accelerato «la ristrutturazione almeno di una parte del sistema accrescendone efficienza e competitività; é possibile un semplice, lento ritorno al passo ridotto degli anni pre-crisi; ma è anche possibile un percorso più negativo», che non può essere sottovalutato.