E FINALMENTE SI ACCORGONO QUELLO CHE DA OLTRE UN ANNO CON IL PROFESSOR MARFELLA DENUNCIAMO INASCOLTATI: L’INQUINAMENTO DELLE NAVI
NAPOLI – I dati del 2009 e di inizio 2010 registrano a Napoli
livelli di inquinamento record. I superamenti dei limiti consentiti di
Pm10 sono raddoppiati dal 2006 al 2009. Ma qualcuno si è chiesto quali
sono le diverse fonti che producono smog e che attendibilità hanno le
centraline di rilevamento? Le principali fonti inquinanti a Napoli sono
le navi, con il 45,3% di emissioni di Pm10 sul totale, gli impianti di
riscaldamento con il 18,8%, e poi i veicoli con il 17,7% (dati sul 2008
di Primate Denaum). Incrementi record che destano preoccupazione, ma
cosa ne dice l’Arpac? Il direttore generale Gennaro Volpicelli, prova a
spiegare il fenomeno che, con il passare del tempo, se non arginato,
potrebbe creare seri problemi respiratori ai napoletani.
Ingegner
Volpicelli, avete mai rilevato anomalie nel funzionamento degli
apparecchi visto l’incremento registrato dal 2006 al 2009?
«Anche
gli addetti ai lavori hanno difficoltà a comprendere questo incremento.
La ragione è che siamo ai limiti delle conoscenze necessarie per
spiegare tutti questi fenomeni».
A dar retta ai dati sembra che a Napoli l’inquinamento atmosferico sia più che raddoppiato.
«Ci
sono molte cause che potrebbero spiegare questo dato, magari anche
molto banali. Non escluso anche il posizionamento delle centraline ed
eventuali cantieri sorti nelle vicinanze. Noi abbiamo avviato
un’indagine interna con un campionamento delle centraline per
verificare il loro funzionamento e stiamo preparando un dossier.
L’ultima cosa che si deve pensare è che lo strumento non funzioni,
perché quello è verificabile. La frequenza delle tarature delle
centraline viene eseguita in laboratorio ogni 3mesi, ma ogni giorno la
centralina viene verificata per tutto ciò che riguarda il corretto
funzionamento».
È possibile effettuare una tracciabilità delle polveri?
«La
tracciabilità non è un’operazione che oggi si può fare con risultati
che siano attendibili e affidabili. Si opera su microgrammi di elementi
e molte sostanze diverse. Si deve, da una parte, determinare la
speciazione, e dall’altra, capire i fenomeni che producono, o che si
ipotizza producano, determinate polveri. La difficoltà nel determinare
l’origine è un problema di mancanza di competenze a livello
scientifico. Si tratta anche di capire se sono le condizioni antropiche
che stanno peggiorando (auto, impianti riscaldamento), insieme alle
condizioni climatiche».
A proposito della centralina
posizionata all’interno dell’Osservatorio Astronomico, un’area
protetta: lì ci sono stati picchi elevati che destano qualche sospetto.
«Le persone che operano in quel settore e rilevano i dati mi hanno
fatto il quadro ambientale della centralina: nell’agosto 2009, quando è
avvenuto il picco più elevato, l’apparecchio era ricoperto dal fogliame
che non ha permesso al deposito di polveri di rimuoversi. Purtroppo non
abbiamo le prove, ma non appena l’impianto è stato interrotto e
ripulito, e gli alberi potati, i dati sono tornati a scendere rispetto
ad altre centraline. La centralina del Vomero invece si trova in una
Ztl, ma non lo è la perpendicolare, via Stanzione, dove c’è un
semaforo. I valori istantanei rilevati dalla centralina infatti salgono
e scendono continuamente. La posizione della centralina è fondamentale.
Il punto è che queste centraline danno risposte locali ma risentono di
tutto ciò che sta intorno. E’ un discorso che va mediato tra le
condizioni che si hanno. Io comunque do la mia disponibilità a venire a
verificare di persona il funzionamento delle centraline.