Ecco come Ds, An e Forza Italia non pagano le tasse. L’inchiesta di Report
La lista degli intoccabili è trasversale e include i tre maggiori
partiti. Porta la data del 16 ottobre del 2007 e si apre con Alleanza
Nazionale per finire con i DS, passando per Forza Italia. Un anonimo
dirigente di Equitalia, la società dalla forma privata e
dall’azionariato pubblico, creata appositamente per riscuotere i
tributi, scrive alla sua controllata “Equitalia Gerit”, che si occupa
di Roma e del Lazio: “Per i contribuenti sotto indicati attendere
istruzione da parte della capogruppo (per cui astenersi anche da
eventuali solleciti di pagamento)”. Il documento è stato mostrato da
Giovanna Boursier durante la puntata di Report di domenica scorsa
dedicata proprio a Equitalia.
Il settimanale L’espresso, con un servizio di Primo Di Nicola del
2008, aveva raccontato già dell’esistenza di questo documento che “Il
Fatto Quotidiano” pubblica integralmente. Lo scandalo non sta tanto in
quello che c’è scritto ma nel fragoroso silenzio che è seguito alla
puntata. Report ha mostrato l’implacabilità di Equitalia contro i
cittadini inermi che si vedono ipotecata l’abitazione per un debito di
poche migliaia di euro. E poi ha mostrato una nota nella quale si
prescrive di non disturbare i tre principali partiti italiani per i
debiti tributari. Eppure nessuno ieri ha smentito né commentato. “Il
Fatto Quotidiano” ha provato a chiedere una replica al direttore
dell’agenzia delle entrate, Attilio Befera. Inutilmente. Befera allora
era amministratore di Equitalia, oggi ne è il presidente ma è comunque
il direttore dell’Agenzia delle entrate che ne controlla il 51 per
cento mentre il restante 49 per cento è dell’Inps. Befera, oggi come
allora, è quindi la persona giusta per spiegare il giallo della lista.
Anche perché non si tratta certamente di un manager insensibile al
richiamo della politica.
Il 23 settembre 2009 Il Fatto Quotidiano ha pubblicato le
intercettazioni telefoniche di un’indagine della Procura di Potenza
nella quale Befera si interessava per far ottenere uno sconto di decine
di milioni di euro a una società amica del sottosegretario alla
presidenza del consiglio Gianni Letta, che chiamava per perorare la sua
causa. Nemmeno i tesorieri dei partiti coinvolti dalla puntata di
Report, vista da tre milioni di italiani, hanno sentito il dovere di
spiegare cosa sia accaduto dopo quel presunto stop alle azioni del
fisco nei confronti di An, Forza Italia e Ds. Interpellato dal Fatto
l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti replica: “Ma quale trattamento di
favore, la Federazione di Roma ha subito i pignoramenti”. Sposetti non
precisa se questo sia accaduto prima o dopo la lettera dell’ottobre
2007. Alla Conservatoria dei registri immobiliari di Roma, consultata
attraverso il sistema Syster dal Fatto, non risultano ipoteche sugli
immobili della Federazione romana ma potrebbe trattarsi di un disguido
dovuto ai diversi codici fiscali usati. Comunque Sposetti tronca sul
nascere ogni sospetto. E anche se non ha difficoltà ad ammettere di
conoscere bene Befera, precisa: “sono stato 5 anni al ministero delle
finanze con Visco e poi con Del Turco, è ovvio che conosco Befera. Ma
non gli ho mai chiesto un trattamento di favore per il partito”.
La lista in realtà non riguarda solo i tre partiti citati nelle
prime cinque righe ma si compone di due pagine e di una tabella
lunghissima di nomi, codici fiscali e procedure di riscossione in
corso. Nell’elenco dei contribuenti citati tra le “morosità rilevanti”
abbondano i vip e le grandi imprese. Non per tutti si prescrive
l’immobilità come per i tre partiti. Anzi. Il pugno del fisco è
azionato da Equitalia con un’attenta gradazione. Si va dall’estremo
della massima morbidezza verso Pds, An e Fi, alla richiesta di agire
contro le grandi aziende come Wind e Telecom Italia sempre però
“notiziando” la sede centrale. Dopo i partiti troviamo “L’Unità
Editrice Multimediale”, partecipata dai Ds, dalla famiglia Angelucci e
da Alfio Marchini. Per la società si prescrive: “tenuto conto delle
modalità di notifica della cartella da euro 711 mila relativa
all’anno 2001, notificare solo intimazione di pagamento (che
determinerà l’opposizione della debitrice) e notificarer correttamente
le cartelle ancora da notificare (alla società e al liquidatore)”.
Chissà perché Equitalia già sapeva che il contribuente L’Unità
Multimediale avrebbe fatto opposizione. Nella lista poi ci sono due
vip: l’allora sottosegretario del centrosinistra Bobo Craxi e Adriano
Panatta . Per loro si prevede un trattamento intermedio. Equitalia
invita Gerit a fare i solleciti di pagamento ma “per ogni altra
attività attendere istruzioni per la capogruppo”.
I nomi elencati in testa sono quasi tutti vicini alla politica. Dopo
Craxi e Panatta seguono infatti il Psdi (per il quale a dire il vero si
prescrive un trattamento più duro verso il suo segretario regionale
Renato D’Andria e si invita la Gerit a trasmettere le carte alla
Guardia di Finanza) poi il Psi e l’Agenzia Ater dell’edilizia popolare
del Comune di Roma. Poi c’è un pacchetto di vip, dall’andrologo
Severino Antinori all’attore Christian De Sica, dal re del porno
Riccardo Schicchi al presentatore Gianfranco Agus, per i quali si
prescrive l’attivazione di procedure esecutive. Per questa differenza
di trattamento tra gli uni e gli altri, certamente, ci sarà una
spiegazione. Però resta la sensazione di una sorta di procedura
speciale, almeno nell’attenzione della sede centrale di Equitalia per
l’esito delle cartelle di vip, grandi aziende e politici.
E che questa macedonia di nomi abbia come elemento comune il potere
e la fama, lo si comprende da un lapsus freudiano. Alla settima riga si
parla di un Dell’Utri al quale “ove già non fatto, iscrivere ipoteca su
immobile in provincia di Cosenza”. Anche se poi subito si aggiunge:
“per ogni altra attività attendere istruzioni capogruppo”. Il Dell’Utri
che ha una casa a Praia a Mare è Alberto ma il suo nome è scritto a
matita accanto a quello stampato in neretto nella lista: Marcello
Dell’Utri. Comunque alla conservatoria di Cosenza l’ipoteca risulta
iscritta solo nel 2000. E non da Equitalia.
Fonte Il Fatto