Ecco come la contabilita` corretta batte lo studio di settore
In presenza di una corretta contabilita` l`Ufficio non puo` rettificare la dichiarazione sulla base di medie di settore che rischiano di essere delle mere congetture estimative. A precisarlo e` la Corte di Cassazione con la sentenza 11985/2011 depositata il 31/05/2011. Ad una societa`, l`Agenzia delle Entrate contestava maggiori ricavi, in via analitico induttiva, sulla base di alcune percentuali di ricarico medio.
Il giudici di merito avevano gia` dato ragione al contribuente. In particolare la Commissione regionale evidenziava che non sussisteva alcuna ragione per procedere contro la societa` contribuente con un accertamento analitico induttivo, atteso che la contabilita`, per quel periodo di imposta, era regolare.
Cassazione – Sentenza n. 11985/11
La Cassazione poi ha chiarito che le percentuali costituiscono presunzioni semplici che devono essere assistite dai requisiti di gravita`, precisione e concordanza e desunte da dati di comune esperienza, oltreche` da concreti e significativi elementi rilevabili dalla singola fattispecie. In presenza di scritture in ordine non e` sufficiente il solo rilievo dell`applicazione di percentuali di ricarico formalmente diverse da quelle mediamente riscontrate nel settore di appartenenza. Le medie non costituiscono un fatto noto storicamente provato e sono inidonee a integrare gli estremi di una prova per presunzioni.
La pronuncia e` molto interessante perche`, di recente, vari uffici delle Entrate (si veda «Il Sole 24 Ore» del 14 febbraio 2011) hanno emesso numerosi accertamento (spesso per imprese congrue e coerenti con gli studi) sulla base del semplice scostamento del fatturato o del reddito dichiarato dalle imprese di determinate categorie, rispetto a medie e ricarichi elaborati artigianalmente dagli stessi uffici.