Ecco la conciliazione obbligatoria. Avvocati in sciopero: “Incostituzionale”
Entra in vigore oggi la conciliazione obbligatoria prevista dalla riforma approvata un anno fa. Per molte cause civili non sarà quindi più possibile rivolgersi alla magistratura senza aver tentato prima la strada della mediazione davanti a uno degli organismi abilitati. Solo se le parti non troveranno un accordo in quella sede si andrà in tribunale. I dubbi sull’efficacia e la convenienza delle nuove procedure sono molti. E vengono da diverse categorie, a cominciare dagli avvocati che hanno deciso di astenersi dalle udienze fino a domani in segno di protesta sia contro la conciliazione obbligatoria che contro il ddl che affida a 600 ausiliari, magistrati e avvocati dello Stato in pensione, lo smaltimento dell’arretrato civile. Perplessità sono state espresse anche dal Sunia, sindacato degli inquilini che parla di privatizzazione della giustizia. La protesta degli avvocati. Lo sciopero ha fatto registrare secondo l’Organismo unitario dell’avvocatura un’adesione superiore al 90%. Ma la protesta non si esaurisce con l’astensione dalle cause e la manifestazione svoltasi mercoledì a Roma. L’Oua ha in programma per il 28 marzo un incontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini, per il 7 aprile uno con il ministro degli Interni Roberto Maroni e poi in giornate ancora stabilire altre riunioni con il presidente dell’Udc Pier Ferdinando Casini e con il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. “Gli avvocati, la stragrande maggioranza degli ordini e delle associazioni forensi stanno dando prova di una grande unità in questa battaglia in difesa dei diritti dei cittadini – sottolinea Maurizio De Tilla, presidente dell’Oua – Lo dimostrano le adesioni all’astensione: oltre il 90% dei legali stanno incrociando le braccia. Ma anche il sostegno ricevuto dalla stessa magistratura, con in testa l’Anm, nonché dalle forze politiche, e infatti la prossima settimana sarà calendarizzato al Senato un ddl bipartisan che modificherà questo sistema di mediazione finalizzato alla conciliazione”. “Di fronte a un così ampio e trasversale fronte di opposizione vogliamo anche rivolgerci con garbo ed amicizia al Consiglio Nazionale Forense – aggiunge De Tilla – che, pur condividendo in toto le critiche, ha parlato della necessità di dover ‘rispettare la conciliazione’. Ci chiediamo come si può accettare un sistema che è innanzitutto incostituzionale sotto molteplici aspetti, che è contro i diritti dei cittadini, che è escludente nei confronti degli stessi avvocati, che è viziato da una logica strettamente economicista nonché dettato da precisi settori dell’impresa di questo Paese (Confindustria, banche, assicurazioni)”. “In sintesi – conclude – come possiamo essere corresponsabili di un processo di svendita della giurisdizione e di privatizzazione della giustizia civile, nonché di un attacco così duro alla professione di avvocato”.