Ecco le cifre del concorso-farsa. Se la spesa è a carico dei contribuenti
Almeno un milione di euro la spesa per i contribuenti a causa del “concorso-farsa”. Contabilità (per difetto) del presidente Anief, Marcello Pacifico, un’associazione sindacale in rappresentanza di docenti e personale scolastico. Tra l’elaborazione dei test e la retribuzione per i centinaia di commissari e presidenti del concorso per dirigenti scolastici.
IL PRESUNTO DANNO – Sarebbe questo il danno erariale (proprio Anief ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e per il quale si esprimerà anche il Tar il prossimo 22 novembre) di una procedura concorsuale ora a forte rischio di annullamento per presunte irregolarità durante i test pre-selettivi. Un “carrozzone” che il 12 ottobre scorso ha messo in movimento oltre 32 mila docenti che aspirano a diventare personale dirigenziale (ma le domande giunte al ministero dell’Istruzione sono state circa 40 mila) e che in alcune regioni ora è giunto alle prove orali, nonostante su di esso penda la spada di Damocle di migliaia di ricorrenti ai tribunali amministrativi (con il supporto di alcune sigle sindacali, come Cisl Scuola Lazio che ha provveduto ad individuare uno studio legale per supportare chi ha impugnato il concorso).
I QUIZ – Ricorrenti che hanno contestato l’irregolarità di circa 30 domande sui mille quiz elaborati per le prove pre-selettive a causa di risposte “equivocabili”. E ora – al netto delle decisioni che prenderanno Tar e Consiglio di Stato – resta la sensazione che il caos provocato da questo concorso, nato sotto l’egida del precedente ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini – stia provocando un danno allo Stato, proprio in tempi in cui si fa un gran parlare di Spending Review. Formez Italia – accusata di aver elaborato i quiz sbagliati – ha replicato, precisando che non avrebbe gestito «la redazione di test ma soltanto le procedure di pre-selezione e di correzione delle prove attraverso meccanismi che hanno garantito rapidità, trasparenza e risparmi per l’amministrazione», smarcandosi così dall’eventuale danno erariale.