Edilizia: bruciati stipendi per 126 milioni
Il settore delle costruzioni in Campania è in ginocchio». È questo in strettissima sintesi l’allarme lanciato ieri dal presidente dell’Ance Campania, Nunzio Coraggio, e dai rappresentanti sindacali del settore edilizio di Cgil, Cisl Uil. E basta dare una scorsa alle cifre di questa crisi per capire che la situazione è ben lontana dal trovare una soluzione. Stando ai dati delle casse edili relativi all’ultimo triennio, infatti, si nota una flessione del numero degli addetti dell’ 8,18% dal 2008 al 2009, e del 10,76% del 2010 sul 2009. Infatti, se nell’anno 2007-2008 gli addetti del settore edile erano 90.363, nell’anno successivo (2008-2009) le unità erano già scese a 82.967. Livelli occupazionali arrivati nell’anno 2009-2010, addirittura a 74.042 addetti.
Stesso trend, naturalmente, anche per il salario dei lavoratori (sempre stando ai dati della cassa edile). Guardando al salario medio annuo gli stipendi medi dei lavoratori sono passate da 7.030, 38 dell’anno 2007-2008, ai 6.877,78 dell’anno 2009-2010. Considerando invece il monte salariale dichiarato si è passati tra l’anno 2007-2008 e il 2009-2010 da 635.277.124 euro a 509.244.914 euro. A conti fatti, in soli due anni, dal sistema Cassa edile si sono persi 16.321 lavoratori e un valore salariale non dichiarato di 126.032.210 euro. Tanto per fare un esempio è come se una cassa edile del valore doppio della provincia di Benevento fosse scomparsa. E contestualmente si evidenzia sia l’abbassamento della media delle ore dichiarate per ogni addetto, sia del salario medio annuo. Il che significa che chi ha lavorato ha guadagnato mediamente meno dell’anno precedente.
Insomma, una crisi violentissima per la quale, secondo il presidente Ance, Nunzio Coraggio: «È necessario avviare un’opera di sensibilizzazione del Governo nazionale affinché consenta alla Regione Campania di indebitarsi. Solo così sarà possibile pagare le imprese che lavorano e, al tempo stesso, di finanziare nuove opere che diano lavoro alle tante piccole e medie imprese edili presenti sul territorio». Uniche fonti finanziarie, secondo l’Ance, che possono garantire in Campania una ripresa degli investimenti sono i Fondi Fas, oggi bloccati, e risorse comunitarie disponibili. «Le grandi opere pubbliche», ha concluso Coraggio, «sono importanti, ma nostra economia si basa principalmente su aziende di medie dimensioni che devono essere messe in condizione di lavorare per conservare i posti di lavoro che sono oggi realmente a rischio, senza dimenticare i lavoratori che sono già in cassa integrazione e quelli che purtroppo l’hanno già persa». In questo contesto per il 2011 occorrerebbe spendere circa 1.300 milioni di euro del ciclo di programmazione 2007-2013, soldi per i quali la Regione Campania con la programmazione dei grandi progetti è riuscita a scongiurare il rischio del disimpegno automatico.
«Tuttavia spiegano i sindacati e l’Ance, un conto è scongiurare il disimpegno delle risorse, altro è invece spendere e rendicontare effettivamente tali risorse». Particolarmente critico con il Governo regionale, per Luigi Ciancio (segretario regionale della Campania Feneal Uil): «La Campania è commissariata dalla Lega e dal ministero dell’Economia. Tutte le grandi opere di spesa e l’impegno delle risorse sono concentrate al Nord». Tra gli esempi citati dal segretario Feneal-Uil regionale, i 190 milioni di euro previsti e stanziati dal Governo Prodi per la Salerno-Avellino e l’investimento da parte di Ferrovie dello Stato, fino al 2015, di 35 miliardi di euro che «eccetto la stazione di Afragola», dice Ciancio, «non prevede alcuna altra azione nel Mezzogiorno e in Campania. E le nostre istituzioni stanno a guardare. La situazione dell’edilizia in Campania, comparto che costituisce l’ 11 per cento del Pil regionale, è disastrosa e», conclude il segretario regionale Feneal-Uil, «senza azioni di rilievo si rischia il tracollo dell’economia regionale».