Emergenza rifiuti a Napoli. Il coraggio di dimettersi
Il coraggio di dimettersi, per ridare ai cittadini la fiducia nella politica
Su tutti i quotidiani del mondo, su ogni rivista e rotocalco internazionale, la
vergogna dei rifiuti nella città di Napoli ed in Campania impera con grande
veemenza. Fiumi di parole spesi in questi giorni di emergenza, alla ricerca dei
responsabili. Ma quello che più conta, ossia la soluzione del problema, tarda a
venire. Sta intervenendo l’esercito e si paventa lo spostamento dei rifiuti in
quelle regioni disponibili ad accoglierli. In circa 30 anni sono stati fatti
piccolissimi passi rispetto ai risultati delle altre regioni, che hanno raggiunti i
livelli richiesti dalla comunità europea in tempi decenti.
E’ del 1982 la prima legge quadro sui rifiuti in Italia. Tra le indicazioni vi fu
quella di redigere piani regionali con l’obiettivo dell’autosufficienza; nel
febbraio del ’94 vengono costituiti i consorzi di bacino con lo scopo di ridurre
entro tre anni del 50% l’utilizzo delle discariche; nel marzo del ’95 la giunta
regionale approva un piano di smaltimento dell’Enea che non sarà mai
approvato dal Consiglio regionale; nel marzo del ’96 il Presidente della Regione
Antonio Rastrelli viene nominato commissario straordinario e nel dicembre
dello stesso anno la giunta approva il Piano regionale redatto da un gruppo di
docenti universitari che progettano la realizzazione di 6 termodistruttori; a
febbraio ’97 scatta il decreto dell’allora ministro all’ambiente Ronghi, per cui i
prefetti avrebbero dovuto procedere alla chiusura delle discariche seconda le
direttive Cee; nel luglio del medesimo anno previsto il primo adeguamento al
decreto Ronghi dove si evidenziano le prime avvisaglie sull’impossibilità di
rivoluzionare nei tempi previsti il ciclo di rifiuti in Campania. Da lì si sono
susseguiti, fino ad oggi, un lungo elenco di commissari straordinari che non
riescono a raggiungere l’obiettivo. Una serie di responsabilità politiche che
hanno spinto la regione al collasso. Oggi, dopo il disastro, di difficile recupero,
vi sono le prime ammissioni di colpa, accompagnate dalla frase di rito…”che
non vi sono state soltanto singole responsabilità”. E’ vero, ma ora non ha più
importanza. Ciò che conta è recuperare credibilità nei confronti dei singoli
cittadini. E può accadere solo attraverso provvedimenti che aiutino i campani a
ricredere in parte nella politica, nel significato greco della parola, quello che la
vuole al servizio della polis. Ebbene, oggi occorre un atto di coraggio di chi ha
amministrato la cosa pubblica, in merito ai rifiuti, con insuccesso, che lo vuole
non solo corresponsabile, ma anche dimissionario nei confronti del popolo che
lo ha eletto. Questo non servirà a risolvere il problema rifiuti, ma dimostrerebbe
ai cittadini che la politica sa anche essere capace di atti incuranti della perdita di
posizioni di potere. E non è affatto vero che “abbandonare la nave” non è da
capitani. Per questo anche la nostra associazione prenderà, parte nelle prossime
ore, ai movimenti civici che chiederanno le dimissioni dei responsabili di questo
tragedia ambientale. Oggi c’è bisogno di recuperare qualcosa che va oltre, la
fiducia del cittadino nelle istituzioni…e non c’è nave che tenga. Mario Anepeta