Emilia Romagna e Toscana ricorrono alla Consulta contro le ronde
Le Regioni Emilia Romagna e Toscana annunciano il ricorso alla Corte
costituzionale contro le ronde. Viene impugnata l’articolo 3 della
legge sulla sicurezza pubblica, la 94/2009, che disciplina le
cosiddette ronde. «Il nostro fine – ha spiegato il presidente della
Regione Emilia Romagna Vasco Errani – è assicurare chiarezza nelle
competenze, senza sovrapposizioni e confusione in una materia così
delicata, come la sicurezza, che riguarda un diritto fondamentale di
tutti i cittadini».
In una nota viene ricordato che sono già 11 le regioni italiane che
hanno regolamentato la sicurezza urbana e la polizia amministrativa con
proprie leggi e fra queste c’è, appunto,l’Emilia Romagna «che nel 2003
ha approvato la disciplina delle polizia amministrativa locale e
promozione di un sistema integrato di sicurezza (legge 24)». Davanti
alla Corte costituzionale, la Regione sosterrà dunque «l’illegittimità
del comma che prevede che ci possa avvalere, previa intesa con il
prefetto, della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati
al fine di segnalare, alle forze di polizia dello stato o locali,
eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero
situazioni di disagio sociale». Secondo la regione Emilia Romagna è
incostituzionale perché non riconosce il ruolo delle Regioni sulla
sicurezza urbana e viola la competenza regionale in materia di polizia
amministrativa locale. Nel ricorso, inoltre, si chiede anche la
pronuncia di illegittimità costituzionale per i commi della legge che
regolamentano «altri aspetti concreti» delle ronde. A partire
«dall’obbligo di iscrizione nei registri del prefetto» fino
«all’obbligo dei sindaci di avvalersi in via prioritaria di ex
appartenenti alle forze dell’ordine». Infine, secondo la regione di
Errani la legge sulle ronde viola anche «il principio di leale
collaborazione» e il «dovere, anche questo dettato dalla costituzione,
di prevedere forme di coordinamento tra stato e regioni su tali
materie».
La Regione Toscana ha deciso di impugnare l’articolo 3 della legge
94/2009 nella parte in cui si prevede che i sindaci, di intesa con i
prefetti, possano avvalersi della collaborazione di privati cittadini
nella gestione della sicurezza urbana e al fine di prevenire situazioni
di disagio sociale. Per la Regione Toscana si tratta infatti di norme
costituzionalmente illegittime, e che violano l’articolo 117 della
Costituzione anche sotto l’aspetto del principio della leale
collaborazione
istituzionale. «Le norme relative alle ronde non sono
solo sbagliate e addirittura pericolose per la stessa sicurezza dei
cittadini contengono anche profili di illegittimità costituzionale»,
dice il vicepresidente della Regione, Federico Gelli, secondo cui
finora le ronde «hanno già dimostrato di fare più danno che altro».
Sulle ronde, dice Gelli, c’è anche «un fondato problema di competenze e
su questo intendiamo dare battaglia, nella consapevolezza che la
sicurezza non si raggiunge con la demagogia delle risposte viscerali ma
piuttosto col buon senso. E che dunque non servono le ronde, soprattutto quando non ci stanziano le risorse per la benzina delle vetture delle forze dell’ordine».