Equitalia di ordinaria follia
Gli alluvionati della Liguria si son visti recapitare, assieme agli aiuti, pure le cartelle esattoriali, nonostante le promesse di moratoria sui tributi. Il mittente era Equitalia, la società dell’Agenzia delle entrate che si occupa della riscossione dei debiti erariali.
È solo l’ultimo schiaffo ai contribuenti da parte dei tanto temuti esattori. Un’escalation di rabbia cresciuta di mese in mese, tra proteste e manifesti.
E che ora, complici la crisi economica e le buste paga sempre più leggere, sembra aver raggiunto il limite. Fino a sfociare in veri e propri attentati come il pacco bomba esploso nella sede romana dell’agenzia il 9 dicembre scorso e le buste contenenti esplosivo trovate in diversi uffici rivendicati da gruppi anarchici.
Appartamenti venduti all’insaputa dei proprietari
Nel tempo Equitalia è stata protagonista di centinaia di casi clamorosi. C’è chi si è trovato addirittura la casa pignorata a causa di debiti assolutamente irrisori. Per fortuna nel 2010 una sentenza della Cassazione ha sancito l’impossibilità di procedere ai pignoramenti per somme inferiori a 8 mila euro. E la manovra Monti nei giorni scorsi ha cercato di arginare un modus operandi a dir poco eterodosso.
SORPRESA DURANTE IL ROGITO. Basta ricordare che molti cittadini hanno scoperto la spada di Damocle che pendeva sulle loro teste per caso. «Magari il proprietario andava a fare un rogito e scopriva che Equitalia gli aveva pignorato la casa per un debito di poche centinaia di euro», racconta l’avvocato Gianluca Fontanella di Adiconsum a Lettera43.it. «La società, dal canto suo, sostiene di non aver l’obbligo di comunicazione».
PRESSIONI SUL CONTRIBUENTE. La legge in effetti chiara non è. «In sostanza», prosegue l’avvocato, «Equitalia in modo del tutto arbitrario genera pressione sul contribuente, il quale in assenza di una previa comunicazione, scopre generalmente di avere l’ipoteca quando è in procinto di vendere l’immobile. Data la fretta decide di pagare e la società incassa. Se invece l’ipoteca gli venisse comunicata per tempo avrebbe tutto il tempo, come nei suoi diritti, di contestarla».
Tra il tragico e il tragicomico
Multe non pagate, magari perché non notificate, e bollette dimenticate in fondo ai cassetti sono diventate così bombe a orologeria. Gli esempi si sprecano. «Faccio l’autista da 30 anni, e nello svolgimento del mio lavoro ho preso una serie di contravvenzioni per un totale di 4.500 euro», racconta a Lettera43.it un signore della provincia di Caserta. «Il mio titolare non si è curato di pagare le multe, e l’importo dovuto a Equitalia è cresciuto fino a 19.500 euro. Per questa cifra mi è stata portata via una casa da 300 mila».
CAUSE E CONTENZIOSI. L’appartamento di Nunzio è stato pignorato, messo all’asta e venduto, ma lui non lo sapeva. L’ha scoperto quando alla sua porta, in una delle rare occasioni in cui non era via per lavoro, ha bussato l’ufficiale giudiziario insieme con i carabinieri e i nuovi proprietari. «Ho provato a ricomprarla, e mi hanno chiesto 200 mila euro. Una cifra che non ho». Per questo Nunzio ha fatto causa, e aspetta il pronunciamento del giudice, a gennaio. «Nel frattempo mi sono sistemato dai miei parenti», dice stringendosi nelle spalle.
Di storie simili è piena l’Italia. Un commerciante barese, per esempio, ha chiesto la rateizzazione delle somme dovute, prevista dalla stessa società: ma la casa gli è stata pignorata comunque. A Genova una famiglia con tre bambini piccoli si è vista mettere il suo appartamento all’asta per un debito di circa 15 mila euro.
DA CINQUE CENTESIMI A 62 EURO. Tra tanti casi disperati, ce n’è pure qualcuno al limite del ridicolo. La signora Maria Lidia Picchiri, titolare di un’azienda consorziata con l’Aci di Cagliari quando ha aperto la busta di Equitalia non ha creduto ai suoi occhi. Per un debito di cinque centesimi del 2009 le chiedeva 62,03 euro, 1.240 volte in più rispetto alla cifra originaria. «Quei cinque centesimi in meno», ha detto l’imprenditrice all’Unione Sarda, «sono sicuramente il frutto di un errore materiale dell’impiegato che ha trascritto male la cifra». Ma Equitalia non perdona e il conto con interesse deve essere saldato.
Lo spettro delle ganasce fiscali su 6 milioni di mezzi
A parte situazioni tragiche, come il pignoramento della casa, e tragicomiche, come i cinque centesimi diventati 62 euro, l’altro incubo dei cittadini distratti è di finire nelle ganasce fiscali.
A una signora di Roma, per esempio, raccontano dall’associazione Noi Consumatori guidata da Angelo Pisani, è arrivata una cartella per multe non pagate. Lei ha provveduto a versare l’intero importo, ma poco dopo le è arrivata comunque la notifica di fermo amministrativo. È sufficiente un insoluto di 50 euro per farsi bloccare la macchina. E farsi rimuovere il provvedimento è una fatica di Ercole. Oltre a mettere mano al portafoglio, spesso si è rimbalzati da un ufficio all’altro per intere giornate.
MULTE DA 2.500 EURO. Il fermo amministrativo dei mezzi, compresi quelli da lavoro, riguarda – stando al sito Agoravox – oltre 6 milioni di autoveicoli. Guai poi a infrangere il divieto di circolare. Se qualche furbetto è pizzicato ecco arrivare un’ulteriore multa da 2.500 euro.
Un modus operandi sicuramente poco ortodosso, a volte al limite del legale, che ha alimentato la rabbia e la frustrazione dei contribuenti.
LE NOVITÀ DELLA MANOVRA. Per questo la cancellazione dell’aggio del 9% che Equitalia incassa sui debiti che deve riscuotere inserita nella manovra «Salva-Italia» del governo Monti con l’emendamento presentato da Maurizio Leo e Pier Paolo Baretta è una buona notizia. Ora, infatti, sarà lo Stato a stabilire la percentuale a seconda del servizio. Percentuale che, hanno assicurato, sarà inferiore comunque al 9%.
Ma il governo tecnico ha fatto di più. D’ora in poi i beni pignorati non saranno più messi all’asta ma potranno essere riacquistati dai proprietari dopo l’ok dell’agente di riscossione.
Almeno un briciolo di equità si è raggiunta. Se non in Italia, almeno in Equitalia.