EQUITALIA – LA CASSAZIONE: NULLE LE NOTIFICHE IN MANCANZA DI PROVA CERTA
Quando manca la prova certa della notifica le cartelle Equitalia sono nulle, anche se trascorsi i 5 anni – Così la Cassazione l’8 aprile scorso.
Il commento di NOICONSUMATORI.IT
«La Suprema Corte ancora una volta fa giustizia per il contribuente e dichiara nullo un atto esecutivo che Equitalia intendeva eseguire sulla base di una notifica “spacciata” come valida, ma in realtà, come hanno stabilito gli alti magistrati, nulla». E’ soddisfatto l’avvocato Angelo Pisani, presidente di NOICONSUMATORI.IT, in seguito al deposito avvenuto pochi giorni fa della sentenza emessa dalla Sezione Tributaria Civile della Cassazione presieduta dal giudice Domenico Chindemi (consigliere relatore Giacomo Maria Stalla).
La Corte ha stabilito infatti che non spetta al contribuente, bensì a Equitalia, dimostrare la corretta notifica della cartella di pagamento. E il solo mezzo per dimostrarne l’avvenuta consegna è che il fisco esibisca in udienza la relazione di notifica, oppure l’originale della cartolina di ritorno della raccomandata a/r. Non valgono come prove, diversamente da quanto avevano sostenuto gli esattori, la stampa dell’estratto di ruolo, perché “priva di alcun valore certificatorio”, né tanto meno la schermata online della posta che ritraccia l’iter della raccomandata.
In sostanza la Cassazione, con la sentenza n. 6887 dell’8 aprile 2016, stabilisce che provare in causa la regolarità della notifica di una cartella esattoriale spetta sempre ad Equitalia, anche se sono trascorsi più di cinque anni.
Va ricordato che la legge impone agli agenti di riscossione di conservare per cinque anni la matrice o la copia della cartella che certifica l’avvenuta notificazione o l’avviso di ricevimento della raccomandata, per poterli esibirli su richiesta del contribuente o dell’amministrazione (che ne può prendere visione solo entro tale periodo). Se però si interpreta questa norma alla lettera, passati i cinque anni Equitalia perde le tracce di tale documentazione.
Ma nel caso in cui il processo, come spesso avviene, superi la durata dei 5 anni e il contribuente sollevi l’eccezione di omessa notifica della cartella, l’esattore potrà trovarsi nella condizione di non riuscire a dimostrare il contrario e il debitore vincerà la causa.
«Un principio sacrosanto – conclude l’avvocato Pisani – che abbiamo già più volte ribadito e sostenuto in giudizio e che oggi viene definitivamente sancito dalla Corte Suprema».
«La Suprema Corte ancora una volta fa giustizia per il contribuente e dichiara nullo un atto esecutivo che Equitalia intendeva eseguire sulla base di una notifica “spacciata” come valida, ma in realtà, come hanno stabilito gli alti magistrati, nulla». E’ soddisfatto l’avvocato Angelo Pisani, presidente di NOICONSUMATORI.IT, in seguito al deposito avvenuto pochi giorni fa della sentenza emessa dalla Sezione Tributaria Civile della Cassazione presieduta dal giudice Domenico Chindemi (consigliere relatore Giacomo Maria Stalla).
La Corte ha stabilito infatti che non spetta al contribuente, bensì a Equitalia, dimostrare la corretta notifica della cartella di pagamento. E il solo mezzo per dimostrarne l’avvenuta consegna è che il fisco esibisca in udienza la relazione di notifica, oppure l’originale della cartolina di ritorno della raccomandata a/r. Non valgono come prove, diversamente da quanto avevano sostenuto gli esattori, la stampa dell’estratto di ruolo, perché “priva di alcun valore certificatorio”, né tanto meno la schermata online della posta che ritraccia l’iter della raccomandata.
porta bene:)
Onorevole presidente della Angelo Pisani
Grande avvocato siete straordinario che dio vi benedica in salute a voi e tutta la vostra famiglia e grazie di esistere
Ottimo
ci vorrebbero più Angelo Pisano
Pisani non pisano