Dopo i muscoli, Equitalia tira fuori le borchie: dal primo ottobre la società che si occupa delle riscossioni per conto dell’Agenzia delle entrate e dell’Inps è dotata di strumenti ancora più incisivi, grazie ad una nuova legge appena entrata in vigore. “Lotta all’evasione”, la chiama il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti che spera così di ottenere 13 miliardi di euro nel 2011 per le casse vuote dello Stato. Ma in realtà le “vittime” di Equitalia (perché è di questo che molto spesso si parla) sono persone che i redditi abitualmente li dichiarano e le tasse le pagano ma che, a causa della crisi economica o di scelte imprenditoriali sbagliate, si sono trovate impossibilitate a onorare i debiti fiscali o previdenziali verso lo Stato. A questi si aggiungano i milioni di casi di persone che si ritrovano tra capo e collo cartelle esattoriali per multe o bollette spesso già pagate o inesistenti. Gli effetti del sistema adottato dall’ente di proprietà dell’Inps (49%) e dell’Agenzia delle entrate (51%) – i debiti sono relativi agli anni successivi al 2007 – non mancano di risvolti drammatici, a causa di un meccanismo sanzionatorio e di riscossione perverso che porta le somme dovute a crescere anche del doppio e del triplo nel giro di pochi anni. Ma andiamo con ordine.
Cosa cambia con le nuove norme? Tanto per cominciare sparisce la notifica come atto, nel senso che il titolo recapitato presso il debitore sarà da oggi immediatamente esecutivo. Al malcapitato (è proprio il caso di dirlo) restano, sembrerebbe, solo sessanta giorni di tempo per presentare ricorso o in alternativa pagare l’intera somma. Con le norme precedenti tra la notifica, la successiva emissione della cartella esattoriale e quindi l’esecuzione, i tempi erano ben più lunghi e fino alla chiusura del procedimento poteva intercorrere anche un anno e mezzo.
L’abbreviazione dei tempi non è cosa di poco conto, soprattutto se sommata all’altra misura introdotta per la quale all’atto della presentazione del ricorso sarà obbligatorio versare un terzo della somma dovuta. Con la possibilità eventuale di chiedere sospensiva solo nel periodo successivo. E questo non è un dettaglio di poco conto, visto che il 40 per cento dei contribuenti ritenuti insolventi all’inizio della contestazione – spesso dopo anni di attesa – si rivelano invece in regola con il pagamento dei tributi. Ma non finisce qui. I mezzi a disposizione di Equitalia per riscuotere i crediti vantati dall’Inps o dall’Agenzia delle entrate saranno infatti applicabili immediatamente dopo i 60 giorni. Che vuol dire via libera a ipoteche sugli immobili, ganasce fiscali sugli automezzi, pignoramento del conto corrente bancario e blocco dei crediti verso terzi, tutti imputabili al presunto debitore. Tutte misure che da qualche anno a questa parte rischiano di mettere in ginocchio il tessuto economico in diverse zone d’Italia (sono un milione e 700 mila le abitazioni ipotecate da Equitalia) che, come noto, è fatto per gran parte di piccole e medie attività imprenditoriali.
A gettare acqua sul fuoco delle inevitabili polemiche interviene il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, che se ammette che a causa della nuova legge “i tempi di riscossione si sono ristretti”, “non sono però i due mesi di cui si parla”. Per il massimo dirigente, infatti, “i due mesi sono i tempi che ha il contribuente per fare ricorso, dopodiché c’é una procedura amministrativa che dura almeno 6-7 mesi per arrivare alla richiesta di pagamento. Comunque – prosegue Befera – per applicare le ganasce fiscali per importo inferiore ai 2 mila euro occorre fare prima due solleciti, per l’ipoteca c’é il preavviso, e anche qui passano altri mesi. Quindi i tempi sono abbastanza lunghi tuttora”. Insomma bisogna contare sulla lentezza della burocrazia italiana, stando a quanto dice Befera, che parla però di “tempi tecnici”. “Le nuove regole hanno praticamente eliminato la cartella di pagamento quando c’é un accertamento – spiega -. Abbiamo adeguato la legislazione italiana alle norme europee, dove l’accertamento è sempre immediatamente esecutivo”, aggiunge.
La sostanza comunque non cambia. “Queste misure sono il colpo di grazia per chi attraversa un periodo di difficoltà. E’ gente che più della scure avrebbe bisogno di aiuto da parte dello Stato”, dice Alberto Goffi, consigliere regionale in Piemonte e avvocato, da anni impegnato sul fronte anti-Equitalia. “Quello utilizzato dall’agenzia di riscossione è un sistema perverso per il quale al debito iniziale si applicano sanzioni e interessi che vanno dal 40 al 120%, con il risultato che chi è in difficoltà si troverà ancora più in difficoltà: come fa un imprenditore strozzato dalla crisi a pagare dopo tre anni una somma che ne frattempo è raddoppiata o triplicata?”. La domanda è come sia possibile che tutto questo avvenga. “E’ tutto legale anche se ingiusto”, assicura. Secondo il sistema applicato, infatti, ad ogni voce debitoria verranno aggiunte sanzioni e interessi su cui Equitalia applicherà i suoi diritti di riscossione che vanno dal 4,5 al 9,5 per cento. “Ma basta che il debito sia nei confronti dell’Inps e l’aggio sale alla soglia massima”, osserva Goffi. E ovviamente, aggiunge, “la percentuale spettante all’ente viene calcolata non sul debito iniziale, ma su questo più sanzioni e interessi”.
Resta il fatto che se non si vuole andare incontro a inevitabili tensioni sociali, la politica dovrà farsi carico del problema e intervenire allentando la morsa di Equitalia. “E stiamo attenti perché non stiamo parlando di evasori fiscali, come erroneamente si crede: sono persone che hanno sempre dichiarato i loro redditi e che invece ricevono un trattamento molto diverso e ingiusto rispetto a quello riservato ai grandi evasori fiscali”, precisa ancora Goffi. Vengono in mente le transazioni di personaggi famosi come Valentino Rossi o Luciano Pavarotti: per aver eluso milioni di euro di tasse hanno patteggiato una somma di uscita ben inferiore alla somma evasa. “Per i piccoli artigiani o i lavoratori autonomi, invece, uscirne non sarà facile”. Tanto più adesso che i tempi per il contribuente si sono ristretti sensibilmente.