ERRORE MEDICO – PER LA GIUSTIZIA LE ‘COMPLICANZE’ NON CONTANO
Al medico denunciato per aver causato danno ad un paziente non basta affermare che l’evento dannoso rientri nell’ambito delle possibili “complicanze” presenti nelle statistiche sanitarie, che sarebbero “astrattamente prevedibili”. Il termine “complicanze” infatti non ha alcuna rilevanza in diritto. Invece, per essere esonerato da responsabilità e sfuggire alla condanna, il medico è tenuto a dimostrare di aver agito con diligenza. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, Terza Sezione Civile, sentenza n. 13328 del 30 giugno 2015. Il provvedimento rientra nell’ampio volume appena pubblicato su “La responsabilità medica” a cura di Nicola Todeschini per Utet Giuridica. Nel caso finito all’esame della Suprema Corte si trattava di eventi dannosi insorti nel corso dell’iter terapeutico. La difesa del medico aveva sostenuto che quegli eventi non erano evitabili, benché fossero astrattamente prevedibili. Viene chiarito nella sentenza che il concetto di “complicanze” è «inutile nel campo giuridico». Ne consegue che «il medico per andare esente da condanna ha l’onere di provare in concreto l’esatto adempimento della propria obbligazione, e non gli è sufficiente che la sussistenza d’una causa di esclusione della colpa possa essere solo astrattamente ipotizzabile».
Insomma, se durante la terapia, o un intervento chirurgico, le condizioni del paziente peggiorano, delle due l’una: o tale peggioramento era prevedibile ed evitabile e allora il medico è in colpa, benché la statistica clinica annoveri l’evento avverso tra le complicanze; oppure il peggioramento non era prevedibile o non era possibile evitarlo. Solo in questo caso, quando sia dimostrata tale circostanza in giudizio, scatta la non imputabilità del medico, mentre le ipotesi di cosiddette “complicanze” prevedibili secondo le statistiche non vengono neppure prese in considerazione. Ciò perché – viene ancora chiarito – l’accertamento di eventuali responsabilità deve avvenire in concreto e non in astratto.
Ricordiamo che a tutt’oggi nei giudizi per responsabilità sanitaria l’onere della prova spetta al medico. Pende però al Senato una riforma che intenderebbe modificare e in sostanza capovolgere tale orientamento.
Caro Angelo, tu lo sai ti voglio bene. Ma questa non me la dovevi fare.
Noi medici siamo tartassati da voi avvocati. Non dai nostri pazienti, capiamoci, ma da voi, che cercate di racimolare spiccioli ovunque. Ma voglio dirti una cosa: questo della colpa medica è un gioco pericoloso. Stiamo lavorando male. Non abbiamo voglia di fare cose complicate. Di tentare di tutto per salvare il nostro paziente. Lavoriamo solo per difenderci e non per il bene dei nostri pazienti. Personalmente, perdo più tempo a far firmare scartoffie ai miei pazienti che non a parlare con loro. Spesso non ne ho nemmeno più il tempo.
Se un qualsiasi professionista sbaglia, non paga i suoi errori. Noi paghiamo anche quando non abbiamo sbagliato. Perché tu lo sai meglio di me, è solo una questione di soldi, non di giustizia.
Io pago 2 mila euro all’anno per un’assicurazione. Bello. Davvero bello questo gioco.