Eternit, citati il governo e la Ue
Dopo oltre nove ore si è conclusa la prima udienza del processo Eternit a Torino. Quasi tutta la prima giornata è stata dedicata alle richieste di costituzione di parte civile che, secondo una prima stima non ancora definitiva, potrebbero superare le 2mila.
E proprio dalle parti civili, oltre a chiamare in causa i proprietari
delle fabbriche, arrivano le richieste di giudizio anche per il governo e l’Unione europea ree di non aver vigilato a sufficienza.
Gli imputati sono solo due, il miliardario elvetico Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier,
di 62 e 88 anni, ma rispondono di reati gravissimi: disastro doloso,
omissione volontaria di cautele contro le patologie professionali. E
sono soprattutto gli altri numeri a trasformare il processo torinese
nella più grande causa mai celebrata in Europa su un argomento del
genere: le “persone offese” elencate nel capo d’accusa sono 2.889. E le
richieste di parte civile, dopo quasi nove ore, sono state almeno 2.100.
Un’invasione di parenti delle vittime,
di avvocati italiani e stranieri, di giornalisti, di sindaci, di
associazioni che, per essere fronteggiata, ha richiesto misure
straordinarie: due maxi-aule destinate ai lavori del processo, l’aula
magna del Palagiustizia per le “persone offese” (si sono presentate in
424), il vicino auditorium della Provincia per tutti gli altri
spettatori (sono entrati un centinaio di cittadini francesi spiegando
come nel loro paese il problema amianto sia molto sentito). Si sono
mobilitati un centinaio tra cancellieri, commessi, impiegati, sono
stati installati undici computer, microfoni, schermi per i collegamenti
in videoconferenza. Per l’accusa, sostenuta dai pm Raffaele
Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace, la Eternit trascurò
volontariamente, per decenni, qualsiasi precauzione: e a Casale
Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e
Bagnoli (Napoli), le polveri-killer cominciarono a uccidere non solo gli operai, ma anche chi abitava vicino agli stabilimenti.
Tra gli avvocati delle vittime c’è chi punta molto in alto: vengono citate come responsabili civili la Presidenza del Consiglio dei ministri (che ha già chiesto di essere estromessa) e l’Unione Europea
(ma c’è un difetto di notifica) per non avere vigilato a sufficienza, e
poi sei societa’ riconducibili in qualche modo all’Eternit (Anova,
Amindus, Becon, Ametex, Eternit Schweiz, Etex). C’è chi vorrebbe
interrogare anche Romano Prodi perché l’indulto, promulgato all’epoca
del suo governo, garantirà agli eventuali condannati uno sconto della
pena.
Gli imputati, però, respingono ogni addebito.
De Cartier, attraverso una sua portavoce, parla di accuse che “non
corrispondono in alcun caso alla realtà”. Il belga – è la tesi
difensiva – è stato membro senza deleghe del cda amministrazione di
Eternit Genova (l’emanazione italiana della multinazionale svizzera –
ndr) “solo per un breve periodo di tempo, all’inizio degli anni
Settanta, è non ne è mai stato il responsabile”. “De Cartier – spiega
una nota – è sinceramente dispiaciuto per le vittime. All’epoca
l’amianto era utilizzato da numerose industrie e aveva varie
applicazioni civili. Molte persone potrebbero essere state esposte. Ma
i rischi per la salute erano, allora, non sufficientemente conosciuti e
generalmente di difficile individuazione”.
Il professor Guido
Carlo Alleva, uno dei difensori di Schmidheiny, dice che “da noi il
processo sarà affrontato con estrema serietà, con rispetto delle
persone che hanno sofferto, concentrandoci su tutti i suoi aspetti:
tecnici, giuridici, scientifici”. “Personalmente – aggiunge – sono
convinto che questo sia l’unico modo per fare giustizia, nel senso
pieno della parola. Abbiamo ottime ragioni e contiamo di dimostrarlo”.
Lapidario l’annuncio di Guariniello: “Sarà un processo giusto“. Prossima tappa, il 25 gennaio.