Fa il vaccino antinfluenzale resta paralizzata
Quel
vaccino mi ha rovinato la vita. Mi trascino appoggiandomi ad un
girello, ed è già un miracolo: i medici si sono stupiti di sapermi in
piedi. Mi hanno detto: “Per la mielite acuta i primi sei mesi sono i
soli in cui si possano fare progressi”. E mi sono detta: “Dove arrivo
arrivo”. Il 12 marzo sono stata dimessa dall’ospedale dopo 50 giorni di
degenza e di paralisi. Sono passata dal Cto alle Molinette e poi al
Koelliker per la rieducazione. Mi hanno sottoposto a tutti gli esami
possibili prima di diagnosticarmi questa malattia. Non l’hanno scritto
sulla cartella clinica ma tutti i medici che passavano dal mio letto mi
riptevano che era stata causata dalla reazione al vaccino
antinfluenzale». Una fiala di Vaxigrip.
Marisa ha 52 anni.
Divorziata, vive con il figlio che ha problemi di invalidità. Anche lei
ne aveva: un serio malanno ad un orecchio e due ernie discali, quanto
poteva bastarle per non sentirsi una donna fortunata. «Anche perché ero
e resto disoccupata». Quando gira così diventare un po’ ipocondriaci è
il minimo. Lei: «Assistevo persone anziane, in “nero”, quel poco per
tirare avanti, e con le mie allergie ho chiesto al medico della mutua
se non fosse il caso che mi vaccinassi contro l’influenza. Quella
comune. Il dottore ha detto: “E’ una precauzione”. Sono andata in
farmacia a comprare il vaccino e qualche giorno dopo il mio medico mi
ha fatto l’iniezione in un braccio».
Era il primo novembre.
L’avvocato Stefania Maria Agagliate, che l’assiste, sta preparando
l’esposto alla procura sulla base della documentazione clinica
raccolta: «Fatto il vaccino, nelle settimane successive la signora ha
cominciato ad accusare disturbi alle braccia e alle gambe. Se ne
lamentava, è stata più volte al Cto dov’era in cura ma continuavano a
ritenere che fosse un effetto dell’ernia». Il racconto di Marisa è
naturalmente più diretto: «Mi sentivo il corpo anestetizzato, provavo
un’insensibilità generale. I medici mi dicevano che non era niente di
grave, né di urgente. Mi han prescritto un sacco di esami con
prenotazioni per marzo».
Così si è arrivati a metà dicembre.
Marisa raccoglieva le prenotazioni – risonanza magnetica alla spina
dorsale, visita ortopedica, elettromiografia agli arti, visita
reumatologica – e aspettava il suo turno. L’avvocato: «Stavano cercando
di capirne qualcosa disponendo una serie di accertamenti clinici».
Finché, il 22 gennaio: «Mi trovavo al Maria Adelaide per accompagnare
una persona anziana. Ero seduta su una sedia: mi sono sentita
comprimere la schiena da una forza invisibile. Mi hanno portato sotto,
in pronto soccorso, e con un antidolorifico mi sono sentita meglio. Ho
guidato l’auto sino a casa di mia mamma a Moncalieri e mi sono fermata
a cena da lei. Mentre eravamo a tavola ho avvertito, fortissimo, il
bisogno di andare al bagno senza riuscirvi. La gamba sinistra andava
per conto suo, non la controllavo. Mia sorella Silvia ha chiamato
un’ambulanza».
La prima corsa è al Cto. «Dove pensarono che ci
fosse stata un’espulsione dell’ernia e volevano operarmi subito. Ma da
una risonanza magnetica hanno capito che non era quello il problema.
Così mi hanno mandata alle Molinette. E là tutti gli esami che avrei
dovuto fare a marzo li ho fatti subito. Poi mi hanno detto che era una
mielite acuta e che mi era venuta per il vaccino, perché io ero bassa
di immunità».
«Andrò anch’io dalla psicologo, come mia sorella
che, per un’operazione di ricostruzione del seno sbagliata, di
interventi ne ha già subiti otto e fra poco dovrebbe sottoporsi al
nono. Ma deve occuparsi di me. Non mi dica che siamo state iellate. Lo
so da me».Il professor Giovanni Di Perri è un immunologo dell’Amedeo di
Savoia. Lo specialista al quale chiedere se è possibile un nesso
causale fra il vaccino antinfluenzale e una mielite. «E’ possibile. Un
caso raro ma possibile. Per mielite acuta si intende generalmente un
processo a carico del midollo spinale. I neurologi la diagnosticano
sulla base di un quadro di vescica neurologica e paralisi». Sono i
sintomi riferiti dalla signora ammalatasi. «Non conosco il caso
specifico e naturalmente non c’è modo di parlarne. Per rispondere alla
sua domanda posso confermare che in letteratura un rapporto fra
vaccinazione ed un fenomeno del genere è descritto». Si può guarire?
C’è una tendenza generalmente benigna. Il sistema nervoso centrale
coinvolto non si rigenera, ma c’è la speranza che l’insulto subito dai
neuroni coinvolti sia contenuto. Mi lasci però aggiungere che noi
vediamo, per lo più d’estate, una trentina di casi dovuti più che altro
ad un enterovirus trasmesso per via alimentare».