Facebook: si parla di condom e AIDS e scatta la censura!
Scatta la censura di Facebook per oscurare la discussione in rete su
condom e Aids accesa dalle parole del Pontefice alla vigilia del suo
viaggio in Africa. E sul social network alcune migliaia di persone
aderiscono a uno sciopero virtuale di tre giorni, per protestare “contro la santa inquisizione e la caccia alle streghe
su internet”.
Nel mirino di Facebook è finita la
Rana, uno pseudonimo dietro il quale si cela la miniredazione
giornalistica del gruppo Rassegna Stanca, un rotocalco quotidiano che
ripubblica le notizie apparse sui
media per stimolare la discussione su temi d’attualità.
E negli ultimi giorni lo spazio era monopolizzato dal dibattito su
profilattici e Aids, con centinaia di commenti.
“Fila tutto liscio finché sulla home
page di Rassegna Stanca non viene caricato, sotto il titolo
provocatorio Un editoriale ultrasottile, il corsivo apparso in prima
pagina sul quotidiano Avvenire di ieri che spiegava e giustificava le
parole di Benedetto XVI”, raccontano i curatori. “L’articolo del
giornale di ispirazione cattolica è stato ripreso parola per parola,
cambiando appunto soltanto il titolo, e ha messo in moto uno scambio di
idee appassionato, ma comunque pacato e non offensivo, coinvolgendo
tantissimi utenti di Fb”.
Ma tanto è bastato: di punto in bianco
Facebook cancella l’editoriale e tutti i post di commento, avvisando
che “questo comportamento può infastidire altri utenti” e – quando la
Rana prova a ripubblicarlo – il social network stacca la spina alla
redazione, cancella l’account, spiana tutte le altre news con le
relative opinioni dei membri del gruppo.
“Abbiamo rimesso in piedi la redazione di
Rassegna Stanca – dicono i curatori del gruppo – abbiamo avvertito gli
amici della censura e nel giro di poche ore abbiamo ricevuto centinaia
di messaggi di solidarietà, anche se ovviamente non siamo in grado di
riallacciare i contatti con tutti i 5.000 lettori della nostra rassegna
che Fb ci ha tolto. Questa censura, comunque, è gravissima e per questo
abbiamo deciso di organizzare tre giorni di sciopero virtuale,
sospendendo fino a domenica le pubblicazioni. E’ assurdo che una
vicenda commentata da tutti i media internazionali non possa essere
discussa su Facebook, in maniera peraltro certo molto laica, ma anche
molto corretta”.
Nel comunicato che proclama
l'”agitazione sindacale” la redazione segnala che “Rassegna Stanca
prova a ripartire: gli piacciono le conversazioni tenute sul web e gli
amici che ha trovato su Facebook e che prima non conosceva. Ma Facebook
non gli piace più. In questo luogo si creano spontaneamente dei gruppi,
si formano delle microcomunità che condividono interessi, passioni o
semplice cazzeggio. Tra loro devono poter essere liberi di esprimersi
come è proprio di qualsiasi luogo democratico”.
In ogni caso non è certo la prima
volta che Facebook banna qualcosa o qualcuno senza dare la minima
spiegazione del perché. E’ il caso, sempre in questi giorni, di un
video su Emilio Fede in cui alcuni ragazzi chiedono provocatoriamente
al direttore del Tg4 cosa pensa della libertà di informazione: il
filmato continua a girare in maniera virale su Fb, ma puntualmente
viene cancellato ogni volta che compare sul sito. E pochi mesi fa
questa prassi di Fb era anche finita in Parlamento grazie a un’interrogazione presentata dal
deputato leghista Matteo Salvini: “‘Ho raccolto centinaia di
segnalazioni da parte di persone che sono state disattivate dal più
diffuso social network del momento senza uno straccio di motivazione. E
posso testimoniare nel mio piccolo che dopo aver allacciato contatti
(di amicizia ma anche di lavoro) con oltre 2000 persone sono stato
eliminato dalla rete senza
giustificazioni”.
Il problema è proprio questo: le regole di Facebook, genericamente,
vietano la pubblicazione di messaggi offensivi, ma poi nei fatti sul
social network gira di tutto e nessuno dei responsabili del sito
chiarisce cosa è lecito e cosa non lo è. Qualcuno sostiene,
addirittura, che ci possa essere un software che analizza i contenuti
della rete in modo metodico e automatizzato e interviene quando si
ripetono con troppa frequenza alcune parole chiave. Così fosse, la
censura colpirebbe un po’ a casaccio, a volte a ragione a volte a
torto.
Ecco il post incriminato pubblicato sul gruppo Rassegna Stanca:
Avvenire,
il quotidiano di ispirazione cattolica, oggi informa in prima pagina
che è “S. Giuseppe, sposo della B. Vergine Maria” e subito sotto ci
tiene a chiarire una volta per tutte, in un fine editoriale, cosa
voleva dire il papa affermando che “i profilattici aumentano i
problemi”.
“Il
no della Chiesa all’uso dei preservativi – scrive Francesco D’Agostino
– è in realtà un sì alla compiutezza umana dell’atto sessuale. L’uso
del preservativi è moralmente problematico, perché toglie alla
sessualità umana la pienezza del suo orizzonte, frantumandone
l’unitarietà in una molteplicità di aspetti destinati a restare non
connessi tra loro…”. Quanto all’Aids, prosegue Avvenire, è
“situazione disperata e paradossale quella in cui l’impegno per la vita
si pretende che sia affidato a strumenti tecnici così elementari e così
fallosi come i profilattici. Bisogna misurare bene le cose…”. Giusto,
è un problema di misura!