Falsa partenza per il Frecciarossa Nessun treno in orario fino a Torino
TORINO – La rivoluzione dell’alta velocità – il lessico del
viaggiatore tipo formato fast è indicativo – è partita al rallentatore.
E continua a zoppicare. Palinsesti che saltano. Gli imbuti delle
stazioni che diventano ragnatele. Macchinisti che in caso di difficoltà
fermano i treni. Altri che non partono se i viaggiatori si assiepano
nei vagoni-ristorante. E, snodo cruciale e critico, il nuovissimo
tunnel del tratto Bologna-Firenze: quando lo impongono ragioni tecniche
e di sicurezza, per questioni legate alla segnaletica e alle
comunicazioni bordo-terra, i macchinisti non percorrono la galleria e
ripiegano sulla linea storica, con un nefasto effetto domino anche per
la circolazione tradizionale.
Così i 37 minuti previsti per coprire la tratta tra i due capoluoghi di
regione diventano sogno, utopia, promesse di carta. Scovare un
Frecciarossa partito e arrivato in perfetto orario allora è impresa
ardua. I tabelloni che nelle stazione sferzate dal freddo polare
annunciano gli sforamenti dei Tav – sempre all’ultimo secondo e mai
appena possibile, come il regolamento di matrice europea imporrebbe –
sono zeppi di variazioni.
Ieri mattina sembrava andasse meglio del solito, una settimana
decisamente no. Il 9500 partito all’alba da Bologna e attraccato a
Torino – città capolinea di convogli e di abbonati sull’orlo di crisi
di nervi – ha fatto segnare solo tre minuti di ritardo. Poi è stata
Caporetto. O Armageddon, altro termine entrato nel gergo dei pendolari
ad alta velocità e dei passeggeri fast da corsa singola.
Non meglio precisati «interventi tecnici» – pare si tratti del tempo
che ci vuole a resettare gli apparati Gps a bordo treno, in caso di
caduta dei segnali – hanno imbrigliato il Frecciarossa 9533 da Torino a
Roma (partenza ritardata di 41 minuti), l’ormai famigerato 9544 del
percorso inverso (attracco 40 minuti dopo il previsto), il
Napoli-Milano 9626 (62 minuti extra), il 9635 in direzione contraria
(ha preso 78 minuti prima ancora di attraversare Roma) e via elencando.
E la magra consolazione di un parziale risarcimento non c’è per tutti.
In virtù del nuovo regolamento – «non possiamo fare diversamente,
abbiamo dovuto applicare la direttiva comunitaria in materia»,
spiegazione da Fs – il bonus del 25 per cento scatta solo dopo un’ora
tonda di ritardo e sempre che la colpa non sia dello stesso
viaggiatore, di frane e catastrofi o di una infinità di altri
imprevisti.
persone infreddolite a bordo dell’Intercity 514, partito fuori orario
da Genova Principe, destinazione Torino, sono rimaste “prigioniere” in
una gelida galleria ligure. «Si è rotto il locomotore – denunciano da
bordo treno, chiamando con i cellulari – siamo qui da un paio d’ore e
nessuno viene a liberarci». Non meno amareggiati quelli dell’espresso
pomeridiano Palermo-Roma, il 728: «Siamo partiti con 63 minuti di
ritardo e danno la colpa a noi: dicono che si sono prolungate le
operazioni di imbarco».