Fiat, il 22 referendum dei lavoratori
Trattativa Fiat. Il 22 gugno ci sarà un referendum tra i lavortori. Accordo separato, senza la Fiom, sullo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco e referendum tra i lavoratori il prossimo martedì 22 giugno. Oggi. Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il nuovo documento, integrato, presentato da Torino. La Fiom ha confermato il suo ‘no’ a un testo che considera “irricevibile”, dai profili di “illegittimità”, un “ricatto”. Le tute blu della Cgil non si sono mosse dalla propria posizione nonostante gli inviti e le pressioni ricevute. E hanno ribadito il ‘no’ anche alla consultazione degli operai. Consultazione alla quale, comunque, è legato l’effettivo sblocco degli investimenti Fiat per il sito campano, circa 700 milioni di euro per portare la produzione della futura Panda dalla Polonia in Italia. L’ultima parola spetta, dunque, ai lavoratori: senza il loro “si” salterà tutto. “La situazione per i lavoratori Fiat è davvero complicata e difficile – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori – . Tuttavia è necessario in questo particolare momento fare gli interessi dei lavoratori. E fare in modo che non vengano minacciati ulteriormente i diritti individuali. Imporre un referendum è stata una mossa ricattatoria perché in un modo o nell’ altro la decisione che prenderanno i dipendenti dell’azienda comporterà delle rinunce e si ripercuoterà su loro stessi. La minaccia di licenziamento rende illegittimo il referendum a cui i lavoratori devono partecipare. E’ necessario trovare un immediato punto di intesa tra azienda e i dipedenti, il Governo dovrebbe preoccuparsi di tutelate il futuro di centinaia di famiglie che da troppo tempo stanno subendo la drammatica vicenda Fiat “
Le reazioni.
“Secondo noi è incredibile che ci sia un no”. Commenta così la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il no della Fiom all’accordo con Fiat su Pomigliano. Incredibile, dice, “davanti ad una azienda che va contro la storia, prende produzioni dalla Polonia e le riporta in Italia, investe 700 milioni di euro”. Quanto al referendum in azienda “attendiamo – dice la leader degli industriali – di vedere cosa vogliono fare i lavoratori”. Per il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini si è giunti ad un ricatto. “ “Per noi il referendum è illegittimo – ha detto -. E’ come se si chiedesse di votare contro la Costituzione. E poi, quando si è sotto minaccia di licenziamento è illegittimo anche giuridicamente. Con le regole di produttività fissate nell’accordo di Pomigliano, “la gente lavorerà peggio e rischierà di fermarsi. Se una volta per avere malattie professionali ci volevano 10-12 anni, oggi stiamo a 3-4 anni. Progettiamo delle cose in cui le persone non si rompano”.
Rocco Palombella, Presidente Uilm, si è rivolto direttamente a lavoratori: “La posta in gioco è molto alta. La cosa principale è firmare un’intesa che può in qualche modo ridurre anche i diritti, ma mantiene in piedi una fabbrica e non il contrario”. Giudizio positivo anche dagli altri sindacati che hanno firmato. “Abbiamo fatto l’unica cosa sensata che un sindacato poteva fare, assicurando occupazione e reddito”, ha affermato il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina. “Abbiamo raggiunto un obiettivo di vitale importanza”, ha rimarcato il vicesegretario nazionale dell’Ugl metalmeccanici, Antonio D’Anolfo. E’ un accordo che “fa giustizia di tutte le polemiche che ci sono state”, secondo il segretario generale della Fismic, Roberto di Maulo, che ha sottolineato come sia stato “chiarito che i diritti individuali non sono toccati” e che le eventuali sanzioni potranno riguardare solo i sindacati. Punto su cui più si sono levate le proteste della Cgil e della Fiom: “il testo è lo stesso e la minaccia di licenziare i singoli lavoratori non è cambiata”, ha replicato il responsabile auto delle tute blu, Enzo Masini, che al tavolo di oggi ha preso parte in qualità di osservatore e che ha lasciato al momento della firma da parte degli altri sindacati. Proprio sulle sanzioni è stato inserito dalla Fiat, che ha raccolto la proposta dei sindacati firmatari, un punto aggiuntivo per l’istituzione di una Commissione paritetica di raffreddamento, che potrà essere chiamata ad esaminare le violazioni caso per caso. Domani la Fiom discuterà delle iniziative da intraprendere nel corso dell’assemblea degli iscritti convocata a Pomigliano, ha fatto sapere lo stesso Masini, sottolineando che con la Cgil “non c’é una visione diversa”. La sua scelta e la sua posizione non sono però state condivisa dalle altre sigle sindacali. “E’ la solita cortina fumogena per nascondere la ritrosia della Fiom all’innovazione e alla firma di accordi”, ha replicato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che al contrario si è detto “molto contento” per la firma degli altri. In campo è scesa anche la politica. La Fiom è “un sindacato paralizzato dal blocco ideologico”, ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. E’ “la rivincita dei riformisti”, ha sostenuto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Un invito a mettere da parte “la logica dei veti incrociati”, stamattina era arrivato anche dal presidente del Senato, Renato Schifani: “Non è più il tempo del no o della fuga”, ha detto. Si è invece schierato apertamente con la Fiom, l’Idv di Antonio Di Pietro, secondo cui si tratta di “un ricatto inaccettabile”. Mentre non ha nascosto le proprie perplessità il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che ha parlato di “vicenda eccezionale”.