Figli di potenti assunti senza concorso Ecco la Parentopoli di Bertolaso
Guido Bertolaso
ROMA – Lo “Stato nello Stato” ha imbarcato proprio
tutti. Tutti quelli che bisognava imbarcare. Figli e nipoti di:
generali, colonnelli, magistrati della Corte dei conti e della
Corte costituzionale, cardinali, prefetti, direttori generali del
Tesoro (gli stessi che devono controllare le spese della Protezione
civile), avvocati di Stato, 007 dei servizi segreti, dirigenti e
segretari generali della Presidenza del consiglio dei ministri, ex
capi dei vigili del fuoco, dirigenti sindacali.
Tutti assunti per chiamata diretta. Senza concorso. Tutti
catapultati nel dipartimento-carrozzone più generoso d’Italia.
Quello della “procedura straordinaria”, della deroga continua a
tutto. Anche all’articolo 97 della Costituzione che prevede il
concorso per entrare nella pubblica amministrazione. In Protezione
civile i posti di lavoro si materializzano su indicazione di Guido
Bertolaso. Che di problemi, da questo punto di vista, non se n’è
mai fatti. Avendo piazzato il cognato ed ex socio in affari,
Francesco Piermarini – ingegnere in stretti rapporti con uno dei
pilastri della “cricca dei banditi”, l’imprenditore Diego Anemone –
a lavorare in evidente “conflitto d’interessi” nei cantieri del G8
della Maddalena.
“L’anomalia istituzionale è mostruosa – dice il senatore Pd Mario
Gasbarri – questo è l’unico settore della pubblica amministrazione
dove la parola concorso pubblico non esiste e dove si va avanti con
assunzioni parentali e amicali in cui la grande assente è la
competenza. Alla faccia di Brunetta”. Nel mare grande del pubblico
impiego, in effetti, l’attuale Protezione civile è un isola del
tesoro sciolta dagli ordinamenti dello Stato.
Un coacervo istituzionale dove il nepotismo e il clientelismo sono
elevati alla massima potenza grazie anche a un “congelamento” delle
norme che regolano le assunzioni statali. E dove un posto, una
collaborazione, un salto di carriera, un trattamento economico
extra moenia, si materializzano sempre. Anche se sei un pensionato
di 83 anni (è il caso di Domenico Rivelli, “collaboratore per le
problematiche amministrativo-contabili dell’emergenza rifiuti a
Napoli”). Anche se di emergenze e calamità hai sentito parlare solo
in televisione. Può capitare di essere figli del capo del personale
di palazzo Chigi (Giuseppina Perozzi). E così si aprono le porte
dell’ufficio stampa del dipartimento.
E’ il caso di Eugenio D’Agata, già “collaboratore dell’emergenza
eventi avversi” in Calabria, assunto a 24mila euro assieme ad altri
199 con la recente legge 26 che ha trasformato il decreto 195,
quello della “Protezione civile spa”. Del mazzo dei fortunati fa
parte anche Carola Angioni, figlia del generale Franco Angioni,
capo della spedizione in Libano, oggi assunta dopo aver collaborato
a tamponare nel 2007 “l’emergenza eventi atmosferici” nel Veneto. I
rifiuti di Napoli sono stati il banco di prova di Marta Sica,
figlia del vicesegretario generale di palazzo Chigi: arruolata
anche lei. Come la nipote del cardinale Achille Silvestrini, come
la figlia di Carmen Iannacone, funzionaria della Corte di conti
addetta al controllo degli atti di palazzo Chigi.
Sono molti i magistrati che hanno prole tra i protettori civili:
almeno cinque della Corte di conti, e cioè quello che dovrebbe
essere il cane da guardia del dipartimento. Due sono Rocco
Colicchio e Marco Conti. Un’altra è la segretaria generale,
Gabriella Palmieri. Poi c’è la Corte costituzionale. Giovanni De
Siervo, figlio del vicepresidente della Corte, Ugo De Siervo, è in
squadra. Si è occupato dell’esondazione del Sarno e ora segue le
“relazioni con gli organismi internazionali”.
Fino al 2004 i dipendenti della Protezione civile erano 320. Oggi
sono 800, di cui 150 “comandati” (provenienti già da altre
amministrazioni). Cinquecento assunti in cinque anni. Gli ultimi
200 Bertolaso li ha chiamati a corte a fine febbraio: da co. co.
co. a contratto a tempo determinato. In attesa di essere
stabilizzati. Ovviamente senza concorso. Altri 16 dirigenti a
contratto (con ordinanza) diventeranno in questi giorni dirigenti
dello Stato, stipendio da 3 mila euro netti.
L’elenco dei neo protettori è una specie di manuale Cencelli. Puoi
trovare la figlia del prefetto Anna Maria D’Ascenzo, già capo del
dipartimento dei vigili del fuoco; quella del colonnello Roberto
Babusci che dirigeva il centro operativo aereo della Protezione
civile; la nipote dell’ex presidente della Rai Ettore Bernabei e il
figlio di Mario Ferrazzano, segretario generale del sindacato della
presidenza del consiglio Snaprecom. Un dipartimento fidelizzato. E
la fede con Bertolaso paga. Nel “cerchio magico” ci sono Agostino
Miozzo, Marcello Fiori e Bernardo De Bernardinis. Tutti e tre sono
stati nominati (da co. co. pro che erano) dirigenti generali della
Presidenza del consiglio con norme ad personam. Infilate nel
decreto rifiuti del 2008. Guadagnano 170mila euro. Quando nel 2001
sono stati assunti, i primi due erano estranei alla pubblica
amministrazione. Facevano solo parte della squadra di Rutelli al
Giubileo. Da oggi a vigilare sull’operato della Protezione civile,
“a difesa dell’equità di trattamento dei lavoratori”, c’è una
consulta permanente creata dalla Cgil. Basterà?