Figli maggiorenni e già sposati? La Cassazione ribadisce che i genitori devono provvedere al loro sostegno economico anche in età adulta se non sono in grado di mantenersi da soli. Il caso esaminato dalla Corte riguarda il mantenimento di una ragazza maggiorenne, laureata e anche sposata. I giudici hanno stabilito che questa figlia poco più che ventenne e disoccupata, nonostante il matrimonio, deve essere mantenuta anche perché il marito, ancora studente, non è in grado di farlo.
La questione posta alla Corte, riguarda un assegno di mantenimento a seguito di un divorzio di una coppia della provincia di Bologna. Il tribunale di Ferrara, nel 2006, «aveva modificato le condizioni di separazione personale tra marito e moglie esonerando il primo dal mantenimento della figlia, ormai maggiorenne perché autosufficiente». Decreto confermato anche dalla Corte d’appello di Bologna, secondo la quale «la figlia aveva conseguito un titolo di laurea spendibile nel mondo del lavoro e soprattutto aveva contratto matrimonio dimostrando perciò di aver raggiunto piena indipendenza economica». La ex moglie ha fatto ricorso in Cassazione e la prima sezione civile, sentenza 1830, lo ha accolto.
Più volte la Cassazione ha sottolineato come l’obbligo di mantenere i figli «non cessa automaticamente con il raggiungimento della maggiore età ma perdura, indipendentemente dall’età di costoro» fino al «completamento degli studi» e «all’avviamento degli stessi a una professione» a meno che non si dimostri che il figlio per «inescusabile trascuratezza o per libera ma discutibile scelta, o per propria colpa non sia stato in grado di raggiungere l’indipendenza economica».
In questo caso la figlia era tornata a studiare, per ottenere una seconda laurea, ed era rimasta a vivere dalla madre con il marito, sposato a Santo Domingo, prima, e poi in Italia.
Per gli avvocati matrimonialisti dell’Ami la pronuncia conferma un’anomalia tutta italiana, quella della legittimità del mantenimento dei figli a volte anche quarantenni «costringendo la terza età a sacrifici economici che il senso comune stenta a comprendere».