Fipe: alimentazione in cambiamento. Più cereali e meno proteine
La contrazione degli acquisti che si registra costantemente da un paio di anni a questa parte non è solo dovuta alla crisi e dunque alla maggiore attenzione in chiave antispreco. Le abitudini alimentari sono cambiate anche perché è diminuito il valore del cibo che viene via, via considerato sempre più alla stregua di una materia prima da acquistare al prezzo più basso. E’ quanto emerge da una ricerca della Fipe.
Secondo la Federazione anche nel periodo ‘ante-crisi’, pane e cereali, prodotti dolciari e bevande andavano assumendo più peso nel paniere a scapito delle proteine, ovverosia: carne, pesce (fresco e surgelato), latte, formaggi e uova. Un cambiamento determinato, secondo la ricerca, dall’aumentare del numero degli spuntini a cui ha corrisposto una graduale riduzione della portata dei pasti principali, tanto che alla loro preparazione (in casa) non viene dedicata più di un’ora. Se questo comportamento ha contribuito a produrre un aumento del consumo alimentare fuori casa fino agli anni 2000, con la crisi c’è stato un rallentamento brusco del trend di crescita fino ad invertirne il segno nel 2012. Tenere il livello registrato nel 2013 sarebbe già da considerare un ottimo risultato.
Due italiani su dieci, per un totale di 12 milioni, pranzano abitualmente fuori casa, distribuendosi fra bar, mense, ristoranti o anche sul posto di lavoro con pranzo portato da casa (percentuale più alta, dopo le mense) o acquistato nei negozi di vicinato. Non sorprenderà dunque che nel corso degli anni il pranzo sia considerato un po’ meno il pasto principale a beneficio della cena salita dal 21,4 al 23,4%. Uomini e soprattutto donne (non così per gli adolescenti) danno sempre più importanza alla colazione del mattino.
Gli italiani si definiscono buongustai (77,8%), prediligono le specialità gastronomiche della loro regione (69,1%) e ritengono di spendere molto per il cibo (53,3%). Continuano a nutrirsi fondamentalmente di pane, pasta, riso, carni bianche e frutta (anche se in lieve calo rispetto al 2006), mentre il formaggio resta l’alimento meno scelto. Eppure il tasso di obesità risulta in crescita di oltre il 26% negli ultimi dieci anni; in sovrappeso sono ben sei milioni di italiani fra adulti e bambini. Gli stili alimentari meno salutari sono statisticamente quelli degli uomini; degli occupati; degli abitanti dei grandi centri e di quelli che vivono nel Centro Nord. Le lavoratrici donne, invece, sono più attente agli stili alimentari salutistici per un maggiore carico familiare; per le caratteristiche diverse dei lavori e per una maggiore attenzione e sensibilità ad aspetti relativi alla salute. Il rapporto con la bilancia diventa sempre più difficile. Il 31,5% delle persone dai 18 anni in su dichiara di non pesarsi mai e solo il 27,1% lo fa almeno una volta all’anno. A controllare poco il peso sono più gli uomini che le donne, i lavoratori autonomi e più i meridionali rispetto ai settentrionali.
Fonte: www.helpconsumatori.it