Fisco, Berlusconi annuncia la riforma “Siamo d’accordo, la faremo prima dell’estate”
“Con Bossi e Tremonti siamo d’accordo: il governo varerà la legge delega sulla riforma del fisco prima dell’estate”. Silvio Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri sul codice antimafia, rivendica i risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata, annuncia il via libera della riforma sul fisco, nega i contrasti interni (“ne abbiamo ripetutamente parlato in termini assolutamente rispettosi e civili, la stampa che parla di contrasti è lontana dalla realtà” ) e si concede una battuta sulla tenuta dell’esecutivo: “Nonostante l’appeal che la vita privata ha su alcuni di noi, dovrete sopportarci fino al 2013”.
Con buona pace degli italiani che, “se sapessero quello che abbiamo fatto dovrebbero farci un monumento”. Italiani che, tuona, non dovrebbero leggere i giornali: “‘Io non lo faccio più: farlo significa disinformarsi. Più della metà dei motivi che hanno portato molti cittadini a non andare a votare è stato il disgusto che gli italiani provano nei confronti della classe politica. Il disgusto nasce dalla rappresentazione dei media, soprattutto quelli televisivi”.
Manovra economica. Secondo gli analisti quella di luglio dovrebbe essere di 8-9 miliardi. Il premier nega. “Quest’anno faremo un’opera di manutenzione di qualche miliardo, tre miliardi”, afferma Berlusconi parlando dei conti pubblici. “Non si tratta di nulla di preoccupante – continua il presidente del Consiglio – si tratta di aderire alle indicazioni che la commissione Ue ha proposto al Consiglio dei capi di Stato e di governo”. Smentisce che settembre porti una nuova manovra da 33 miliardi: “Sono cose che non sono vere, andremo avanti con uno 0,7-0,8 di Pil, non c’è da preoccuparsi”.
Attacco alla sinistra. “La sinistra è articolata in protagonisti assolutamente non degni di reggere responsabilità di governo”. Con i consueti toni sprezzanti: “Quando mi trovo in un consesso internazionale e penso ‘ma se ci fosse questo o quello al mio posto?’ mi vengono i brividi”. Poi, parlando di se stesso in terza persona dice: “Anche quanto a intelligenza il premier non è secondo a nessuno”. Conclusione d’obbligo con l’ormai arcinota storiella sulla zia Marina davanti allo specchio.
Ministeri. “Non ci sarà trasferimento di ministeri, si tratta di uffici di rappresentanza. Non esiste”, taglia corto dopo le pressanti insistenze leghiste per il trasferimento di alcuni dicasteri al nord.
Mafia. “Dall’inizio della legislatura gli arresti sono stati 4.866, Attraverso quasi 800 operazioni di polizia, su 34 dei boss più pericolosi ne abbiamo arrestati 32. Viaggiamo ad una media di 8 presunti mafiosi arrestati al giorno”. Per il Cavaliere il codice antimafia approvato oggi dal Consiglio dei ministri “mette insieme tutte le norme che si sono accumulate in questi ultimi anni”. Nel gennaio 2010, ricorda Berlusconi, “approvammo un piano straordinario antimafia in un Consiglio dei ministri a Reggio Calabria. La legge è stata approvata all’unanimità dal Parlamento e ci è stata data delega per ricondurre ad unità tutti i provvedimenti in materia”. Il codice, aggiunge “si compone di cinque libri e 151 articoli”. Secondo il premier, seduto tra i ministri Roberto Maroni e Angelino Alfano, “sono stati sequestrati e confiscati beni per un valore complessivo di 21,5 miliardi di euro”.
Giustizia. Il secondo decreto attuativo approvato riguarda la semplificazione della procedura civile. Berlusconi spiega come “33 modalità di processi sono stati ricondotti a tre soltanto, per tutti i processi civili: rito lavoro, rito ordinario di cognizione, rito sommario di cognizione per processi con evidenti prove”. “Si completa – sottolinea il presidente del Consiglio – la riforma del processo civile. Ci sono da fare ancora tante cose, come la riforma del processo penale e credo che questa legislatura sarà ricordata per la trasformazione di questi tipi di processo. Vogliamo garantire una giustizia sollecita e soprattutto giusta”.
Bankitalia. “Stiamo esaminando i candidati”. Berlusconi concede solo poche parole sulla sostituzione di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia. Poi taglia corto: “Non sono argomenti di cui il presidente del consiglio ritiene di dover parlare in pubblico”.
La replica del Pd. “Alla buon’ora. Noi abbiamo le nostre idee sul fisco e se possiamo discuterne seriamente siamo sempre pronti. Se inventano il solito ballon d’essai non siamo disposti” commenta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.