Non ci stanno le aziende di Confindustria Lecce ad accettare un fisco che vessa ed esige senza dare la possibilità del contradditorio e del ricorso alla giustizia.
Sarebbe come annullare di fatto il principio della presunzione di innocenza, garantito dalla Costituzione.
La nuova procedura attiva dal 1° luglio è presto detta: ricevute le cartelle di pagamento da parte di Equitalia, queste sono immediatamente esecutive e bisogna pagare entro 60 giorni, con la maggiorazione degli interessi di mora e l’aggio del 9%.
Non si può attendere l’esito di un eventuale contenzioso, bisogna prima pagare.
Su questo, alla fine della conclusione dei lavori del convegno organizzato da Confindustria per discutere sulla nuova procedura esattoriale, l’associazione degli industriali di Lecce si è espressa con proposte da lanciare a livello nazionale: l’abrogazione della nuova norma o almeno lo slittamento di un anno per l’entrata in vigore. Per avere il tempo di trovare soluzioni alternative.
Ecco il documento completo proposto da Confindustria Lecce alla presidente Emma Marcegaglia, per aprire un tavolo nazionale di trattativa.
Le imprese italiane tra “mal di tasse” ed “oppressione fiscale”
Sono diversi anni, ormai, che lo Stato italiano non riesce ad avviare importanti politiche di sviluppo a sostegno delle imprese che vivono un quotidiano, fatto di incertezza e di instabilità. Le imprese si trascinano tra crisi e contingenza, cercando di stare al passo del rapido mutare delle regole del gioco.
L’impresa, vero motore dell’economia, dall’indubbio valore sociale, perché garantisce occupazione e stabilità sociale e, al contempo, sviluppa i contenuti etici e di responsabilità dell’imprenditore e dei suoi collaboratori nei confronti del territorio, è, infatti, al centro di una nebulosa, dalla quale è difficile scorgere la luce.
Come se non bastasse, il Fisco continua a fare la parte del leone, con frequenti e rilevanti cambiamenti, tali da generare non pochi problemi agli operatori e da mettere sotto scacco le imprese.
Sembra di essere tornati al Medioevo, quando imperversavano le gabelle ed i gabellieri, mentre le imprese chiedono “solo” un rapporto paritario con il fisco e la pubblica amministrazione in generale e certezza del carico fiscale.
Tutto questo è emerso nel corso del convegno promosso il 27 maggio u.s. da Confindustria Lecce, con l’alto patrocinio del consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, che ha preso le mosse dalla novella procedura di riscossione dei tributi che andrà in vigore dal 1° luglio prossimo. Essa prevede che gli accertamenti ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva diventino immediatamente esecutivi con l’obbligo di pagare quanto accertato, unitamente alle penalità, entro 60 giorni, senza poter usufruire di alcun pronunciamento di merito sulla legittimità e sugli importi. Le somme accertate, inoltre, dovranno essere pagate direttamente a Equitalia, insieme agli interessi di mora e all’aggio del 9% a carico del debitore.
Le nuove regole, nonostante i correttivi apportati dal Decreto Sviluppo, non danno alcuna certezza al contribuente/imprenditore: si tratta di un assurdo legislativo con il quale lo Stato, che non paga le imprese in tempi almeno ragionevoli, si garantisce incassi sicuri nell’oggi, trascurando quali e quanti potranno essere gli effetti devastanti sull’attività d’impresa e sull’economia italiana.
Il tutto appare più incredibile se si considera che in Italia il 60 per cento dei ricorsi vede il contribuente avere la meglio sul Fisco!
Il margine di 120 giorni, introdotto con il Decreto Sviluppo, per ottenere la sospensiva dalle Commissioni Tributarie, poi, appare del tutto minimale se solo si considerano – come hanno stigmatizzato i rappresentanti del Consiglio di Presidenza – la mole di lavoro che già congestiona le Commissioni tributarie e quella ulteriore che deriverà dalle richieste di sospensiva.
Forte la levata di scudi da parte degli imprenditori che chiedono da sempre un fisco giusto, efficiente, capace di colpire duro solo le imprese che non rispettano le regole, ed un Stato che restituisca quanto percepito con il gettito fiscale in termini di servizi e politiche di sviluppo. Uno Stato che prende sempre e mai restituisce, infatti, sparge incertezza e mina dal basso la voglia di intraprendere.
Ecco quindi che gli imprenditori, nel corso del Convegno, hanno chiesto a gran voce l’abrogazione di tale normativa che causerà il deterioramento della stabilità delle imprese se non addirittura il fallimento delle stesse. Nell’impossibilità di ottenerne l’abrogazione, gli imprenditori sperano, almeno, nel rinvio di un anno dell’entrata in vigore, al fine di procedere alla revisione della problematica e, soprattutto, alla formulazione di interventi urgenti che ridiano ruolo e centralità all’impresa anche e, soprattutto, nei confronti del fisco.
In tal senso, Confindustria Lecce sottoporrà all’attenzione di Confindustria, dei Parlamentari e degli operatori le proposte emerse nel corso del dibattito, che puntano a dare garanzie difensive al contribuente, in attesa di una quanto mai auspicata riforma del fisco e della giustizia.