Francia, sì ai risarcimenti per le vittime degli esperimenti nucleari
PARIGI
Alla fine la lunga battaglia degli «irradiati dalla
Repubblica» si è conclusa con un risarcimento. Il governo francese ha
stabilito che gli oltre 150mila civili e militari che sono stati
esposti alle radiazioni causate dagli esperimenti nucleari condotti da
Parigi dal 1960 al 1996 nel deserto del Sahara e in Polinesia saranno
risarciti. Il Parlamento ha definitivamente varato il disegno di legge
nella seduta di ieri, e il testo del compromesso- elaborato in
collaborazione con l’associazione delle vittime dopo anni di lavoro- è
stato approvato dai deputati. Ora manca il via libera del Senato. Il
testo, spiega Le Figaro, è basato sul principio di una «riparazione
integrale» dei danni subiti.
La lista delle malattie che
sarebbero state causate dagli esperimenti è stata stilata dal comitato
scientifico delle Nazioni Unite, e il pallino adesso è nelle mani del
ministero della Difesa, che si occuperà della messa in moto delle
procedure burocratiche per lo stanziamento dei dieci milioni di euro.
L’elemento più importante di questo nuovo accordo è proprio il
ribaltamento dell’onere di prova: mentre con le disposizioni precedenti
erano le associazioni delle vittime a dover combattere nei tribunali
per dimostrare l’esistenza di un legame tra malattia e irradiazione
nucleare, ora sarà un comitato appositamente creato a valutare le
richieste e a sottoporle all’Eliseo. «È un dispositivo di indennizzo
giusto, rigoroso ed equilibrato» ha commentato il ministro della
Difesa, Hervè Morin, che risponde a «una richiesta vecchia di decenni»,
ma che «non aveva mai avuto riscontro». L’opposizione lamenta un
approccio troppo soft, e i socialisti si sono astenuti dal voto, mentre
i comunisti hanno votato contro bollando il riconoscimento come
«puramente simbolico».
Soddisfatte solo in parte anche le
associazioni dei veterani dei test, che pur riconoscendo «la fine di
decenni di cecità, mutismo e ingratitudine da parte dello Stato»
francese, criticano la scelta di non creare un fondo specificamente
dedicato ai risarcimenti, come è stato nel caso delle vittime
dell’amianto. Lo scorso 19 dicembre migliaia di persone erano scese in
piazza in Polinesia per protestare contro il progetto di legge.