Fumo nell’ambiente di lavoro: quale tutela per la salute del lavoratore?
Ristoranti e discoteche piene di fumo dove i dipendenti svolgono attività lavorativa per svariate ore al giorno: è davvero questa la tutela della salute nei luoghi di lavoro riconosciuta dalla legge?
Come noto, il datore di lavoro è tenuto a garantire, nei confronti dei propri dipendenti, un ambiente lavorativo salubre. Si tratta di un principio consolidato che, recentemente, è stato affrontato da un interpello del Ministero del Lavoro proprio con riferimento ai locali che destinano determinate aree ai fumatori.
Il divieto di fumo
Il fumo di tabacco è tra le principali cause di morte prevenibile in Italia. Esso rappresenta uno dei più gravi problemi di sanità pubblica a livello mondiale. Ecco perché il divieto di fumare riguarda non solo i luoghi di lavoro pubblici, ma anche quelli privati aperti al pubblico o ad utenti.
Il divieto di fumare riguarda ovviamente pure gli stessi dipendenti in quanto “utenti” dei locali ove lavorano. È infatti interesse del datore far rispettare il divieto, anche per tutelarsi da eventuali azioni legali da parte dei clienti.
L’imprenditore può poi – a propria scelta – realizzare aree per fumatori. Tali spazi non devono comunque essere di dimensione superiore agli spazi destinati ai non fumatori.
Ebbene, queste aree, a volte, possono divenire vere e proprie ciminiere, nonostante gli impianti di ricircolo dell’aria, obbligatori per legge. Chi ha frequentato una sala per fumatori o una discoteca conosce il problema.
È dunque conforme alla legge imporre a un dipendente di lavorare in tali aree?
Il Ministero del lavoro ha risolto il quesito chiarendo che, nei locali riservati ai fumatori degli esercizi che somministrano cibi o bevande, è ammissibile la temporanea presenza di lavoratori addetti a specifiche mansioni. Tuttavia, per garantire la tutela della salute, il datore di lavoro deve attenersi agli obblighi imposti dalla legge, tra cui la preliminare valutazione della presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro e la valutazione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori derivanti dalla presenza di tali agenti.
È deludente l’approccio ministeriale, perché non tiene conto della realtà concreta. Gran parte dei locali, infatti, è a soffitto basso e con impianti di areazione posizionati sulle pareti superiori delle stanze. Il riciclo dell’aria dunque è spesso insufficiente e, comunque, avviene quando già l’aria è stata, in basso, respirata da tutti i presenti.
Il ministero, in ogni caso, parla di “temporanea presenza” del lavoratore: sembrerebbe così di intuire che sia diritto del dipendente chiedere l’alternanza, con altri colleghi, delle mansioni da svolgere nelle aree riservate ai fumatori. Dunque, il datore non potrebbe mai imporre al lavoratore di adempiere alla propria attività, in “pianta stabile”, all’interno delle zone per fumatori.
Questo ci consola, ma non basta. Speriamo solo di non vedere il giorno in cui il cittadino sarà costretto a chiedere al fumatore accanto: “Scusi, le dispiace se non fumo?”.
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addetto ai costi di medicalizzazione E’ di pochi giorni la morte per tumore di una guardia carceraria. In carcere: luogo chiuso e seppur non definibile "aperto al pubblico" sono rinchiuse delle persone e dei dipendenti dello Stato. Come sempre è proprio lo Stato il peggiore osservante delle leggi dello Stato. Oggi entrando in una stazione di servizio per pagare con carta di credito, notavo il tanfo di fumo. La cassiera lamentava che è impossibile fermare i clienti che entrano con la sigaretta accesa per pagare, riescono a malapena ad evitare che fumino mentre fanno rifornimento. L’altro giorno facendo una via del centro di Milano, in meno di 5 minuti di camminata ho potuto contare 8 persone che precedendomi con la sigaretta accesa mi hanno costretto a fumare passivamente…. Solo una legge molto restrittiva potrebbe far prendere un po’ di coscienza sui danni da fumo, come avvenne per l’amianto, come per le cinture in auto… ma se ci sono ministri che vanno in giro a parlare delle sigarette solo con riguardo agli introiti da tasse, dubito che ciò avverrà mai. Quale ministro alla salute… al massimo un addetto al controllo dei costi di medicalizzazione. La salute la maggior parte di noi la riceve alla nascita. Servirebbero interventi per mantenerla, ma abbiamo solo addetti al tagli delle spese mediche che si autoproclamano ministri alla salute.