FURTI D’IDENTITA’ SU INTERNET E FRODI CREDITIZIE – CAMPANIA IN TESTA
Nel solo primo semestre 2015 sono state registrate ben ottomila frodi creditizie
ordite sul web (e non solo), attraverso il furto di identità e l’utilizzo illecito dei dati personali
e finanziari altrui per ottenere credito o acquistare merci e servizi. L’importo medio delle frodi, nello stesso periodo, è stato di 5.952 euro.Lo rende noto l’Osservatorio della Crif, la società bolognese specializzata in sistemi di
informazioni creditizie. E
«Le frodi creditizie – osservano i ricercatori Cris – sono un fenomeno in netta crescita, realizzato attraverso metodi sempre più professionali, con l’invenzione di nuove modalità di truffe sia su Internet sia nel mondo reale, per ottenere dati personali con cui compiere furti d’identità. Nessuno può dirsi veramente al riparo dal rischio di subire una frode ma soprattutto tra gli ‘over 40’, che rappresentano la categoria in cui si registra il maggiore incremento nella vittimizzazione, sarebbe importante una presa di coscienza e la conseguente adozione di comportamenti virtuosi».
La tipologia di finanziamento maggiormente presa di mira dai criminali (74,3%) è il prestito finalizzato, con un 12,8% di frodi associate alle carte di
credito. Le categorie più
colpite per quanto riguarda invece merci e servizi sono abbigliamento, lusso, viaggi, elettrodomestici, elettronica, informatica e telefonia. E se l’importo medio della frode è intorno ai 6.000 euro, va detto che nel 33,4% dei casi è
risultato superiore ai 10.000 euro, con una crescita addirittura del +56% per
quanto riguarda le frodi relative a prestiti di importo superiore ai 20.000
euro.
Infine l’identikit delle vittime: una maggioranza maschile, con il 60,2% dei
casi, mentre per quanto riguarda le classi di età, quella in cui si concentra
il maggior numero di casi è quella compresa tra i 41 e i 50 anni, con il 25,8%
del totale.
Infine i ritardi: quasi il 60% delle frodi viene scoperto entro i primi 12 mesi, ma vi sono anche casi di frode messi in atto 3, 4 e addirittura cinque anni prima della
scoperta, con una quota pari a circa il 18% del totale.