Il governo inglese dice basta alle visite mediche inutili. È infatti allo studio un progetto pilota su 6mila pazienti di lungo corso in Cornovaglia, Kent ed East London, che prevede il coinvolgimento degli stessi malati, chiamati a descrivere i sintomi e a inviarli via mail o sms al loro medico di fiducia, senza necessità di appuntamento. Sarà poi quest’ultimo a rispondere con la diagnosi a fine giornata o nel tempo che intercorre fra una visita e l’altra, sempre via mail o sms. Uno schema che, a detta di chi lo ha ideato, permetterebbe di risparmiare oltre 1 miliardo di sterline. Soldi pubblici che potrebbero essere, quindi, impiegati in altro modo. Ovviamente, tale tipo di consulto vale per i casi meno gravi. Laddove, infatti, lo specialista ravvisi un quadro clinico meno confortante, sarà lui stesso a consigliare al paziente di farsi visitare il prima possibile.
I RISCHI – Questo modus operandi potrebbe essere applicato anche per coloro che soffrono di problemi cardiocircolatori, diabete e disturbi polmonari, a cui verrebbe chiesto di misurarsi da soli la pressione sanguigna, le pulsazioni cardiache e i livelli di glucosio (con dispositivi forniti dalla pubblica assistenza a tutti quelli che parteciperanno all’esperimento) e inviare poi i risultati pr posta elettronica o messaggino telefonico. Ma l’idea del governo non piace ai medici della British Medical Association che, a nome del loro presidente Laurence Buckman, hanno messo in guardia dal pericolo che così facendo si rischi di non scoprire malattie gravi o di diagnosticarle quando ormai è troppo tardi per curarle. «La mia preoccupazione è che il paziente non si renda conto della severità delle sue condizioni – ha spiegato alla stampa il professor Buckman – e che nemmeno lo stesso medico possa farlo, perché non riesce a capirlo da un semplice messaggio. Per esempio, una persona con una seria infezione toracica potrebbe scambiarla per una banale tosse. Ecco perché il modo più sicuro per trattare coi pazienti è di vederli di persona e molti medici temono la consultazione via mail».
IN ITALIA – I risultati di questo esperimento (che segue uno studio-pilota eseguito a Dundee nei mesi scorsi, dove i pazienti riferivano via sms al dottore sulle loro condizioni di salute) verranno resi noti in primavera. Ma in Italia un simile schema potrebbe funzionare? «Questo modo di operare mi sembra porti sempre di più a una depersonalizzazione del malato – spiega il professor Massimo Torre, direttore del reparto di Chirurgia Endoscopica del torace all’Ospedale Niguarda di Milano – perché la visita è essenziale, come pure lo è il rapporto medico-paziente. Se un paziente ha la tosse, devo prima auscultargli i polmoni e solo allora potrò dare una cura. A volte, sintomi anche trascurabili possono essere la spia di qualcosa di più serio e non si può affidare a un mail o a un sms la pretesa di una diagnosi corretta. Quanto all’Italia, da noi è ancora radicata la giusta mentalità di essere visitati dal proprio medico di fiducia, pertanto lo schema inglese risulterebbe arduo da accettare. Non va poi dimenticato l’aspetto medico-legale, che aprirebbe una serie di contenziosi di difficile interpretazione e soluzione».